Nel Regno Unito si continua a cercare, come d’altronde nel resto d’Europa, di fare i conti con le ondate di migranti in crescita nell’ultimo anno e che stanno provocando ampi problemi d’accoglienza. Nell’ultimo anno la rotta della Manica ha visto oltre 19mila attraversamenti, che seppur siano del 15% inferiori a quelli dello scorso anno, rappresentano un problema, specialmente per l’entità settimanale degli arrivi, che nei giorni scorsi sono stati 2.240. Così, tra l’idea di deportarli in Ruanda e quella di adibire ex basi militari a centri d’accoglienza, il Regno Unito sta valutando anche di etichettare elettronicamente i migranti in stato detentivo e che sono in attesa dell’espulsione.



La proposta UK: etichette con GPS per trattenere i migranti

Insomma, l’ultime idea che il governo del Regno Unito starebbe prendendo in considerazione per fare i conti con i migranti è quella di etichettarli con tag che contengono un segnale GPS similmente a quanto già viene fatto, nell’ambito di una sperimentazione avviata da poco, con i criminali stranieri. Così facendo ognuno dei richiedenti asilo sarebbe individuabile in ogni momento in tempo reale e dovrebbe anche presentarsi quotidianamente (fisicamente o tramite sms) alle autorità per l’identificazione.



Qualsiasi tentativo di rimozione del tag, o di fuga, da parte dei migranti comporterebbe, secondo fonti di governo del Daily Mail, l’espulsione immediata con la rimozione di qualsiasi diritto alla libertà provvisoria. L’idea sarebbe stata avanzata soprattutto per via della nuova legge che permette al governo di detenere i richiedenti asilo per un periodo di 28 giorni in attesa dell’espulsione, ma che non può essere applicata per via degli scarsi posti disponibili nei centri detentivi. A fronte di circa 19mila migranti, infatti, sono disponibili solamente 2.500 posti, e seppur ne sono previsti ulteriori 2mila, questi non saranno disponibili prima dell’anno prossimo. Un’idea che risolverebbe anche la presenza di oltre 50mila richiedenti asilo attualmente alloggiati in alberghi inglesi, dal costo di 6 milioni di sterline giornaliere.

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