Centri sovraffollati e centinaia di migranti morti: la rotta del Mediterraneo centrale è più che trafficata che mai dal 2016. Ne parla il giornale austriaco Die Presse, secondo cui ci potrebbero essere molte più vittime nelle prossime settimane. Nonostante le tragedie siano all’ordine del giorno, sempre più persone si mettono nelle mani dei trafficanti di esseri umani, i quali chiedono da 500 a 7.000 euro a persona per le traversate in mare. Mercoledì scorso il ministero degli Interni italiano ha avvertito i partner europei che quest’anno oltre 100mila migranti hanno raggiunto le coste italiane, più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Se la tendenza continuasse, l’Italia si ritroverebbe a superare il numero record del 2016 entro la fine dell’anno. All’epoca, circa 181mila persone arrivarono in 12 mesi. Per il governo Meloni, la maggior parte dei barconi proviene da Guinea, Costa d’Avorio ed Egitto.



Il Paese di transito più importante è la Tunisia, con cui solo poche settimane fa l’Ue ha negoziato un accordo che prevede aiuti finanziari fino a 900 milioni di euro in cambio del contrasto contro gli attraversamenti illegali e il traffico di esseri umani. Il problema è che con le sue politiche anti-migrazione, lo stesso presidente Kais Saied ha contribuito a far sì che gli africani subsahariani, molti dei quali vivono in Tunisia da anni, vogliano raggiungere l’Europa il prima possibile perché sempre più esposti ad attacchi razzisti. Quindi, deve trattenerli per ottenere i fondi dell’Ue. Di recente, la guardia nazionale tunisina si è vantata di aver impedito in due notti la partenza di 630 persone e di aver arrestato 20 contrabbandieri.



EMERGENZA MIGRANTI ANCHE PER LA GRECIA

Non è solo l’Italia a lanciare l’allarme migranti in Ue. Anche il ministero dell’Immigrazione della Grecia ha recentemente fornito dati inquietanti. Nelle ultime settimane, un numero significativamente maggiore di persone ha attraversato la costa turca del Mar Egeo per raggiungere le isole greche. Secondo i dati, a metà agosto 6.669 migranti vivevano nei centri di accoglienza delle isole di Lesbo, Chios, Samos, Leros e Kos. Come riportato da Die Presse, il loro numero è più che raddoppiato rispetto all’agosto dello scorso anno, nonostante gli «attraversamenti illegali delle frontiere» nel Mediterraneo orientale siano calati del 29% tra gennaio e luglio, secondo i dati ufficiali dell’agenzia di protezione delle frontiere Frontex. Allo stesso modo, la rotta dei Balcani occidentali ha registrato 52.232 attraversamenti nei primi sette mesi di quest’anno, con un calo del 26% rispetto al 2022.



L’emergenza migranti nel Mediterraneo evidenzia anche l’urgenza di raggiungere al più presto un accordo sulla riforma del Patto Ue sull’asilo e la migrazione. Attualmente sono in corso negoziati tra il Consiglio degli Stati membri dell’Ue e il Parlamento europeo. Secondo il giornale austriaco, per Bruxelles un accordo sul pacchetto complessivo prima delle elezioni europee della prossima primavera è possibile, ma piuttosto improbabile, soprattutto perché la Polonia e l’Ungheria si oppongono alla posizione negoziale degli Stati membri, che è stata raggiunta a maggioranza all’inizio di giugno. Infatti, Varsavia sta organizzando un referendum sul passaggio secondo il quale l’ammissione dei rifugiati potrà essere evitata in futuro solo tramite pagamenti di compensazione.