L’emergenza migranti è diventata una costante nel corso degli ultimi mesi. L’Italia è stata vittima della raffica di sbarchi, con Lampedusa costantemente sotto pressione. L’accordo con la Tunisia sembra aver modificato qualcosa nei rapporti e i primi risultati sono stati registrati a ottobre, come confermato dal calo di arrivi. Ma c’è anche un’altra spiegazione: le nuove rotte dell’immigrazione.



Come riportato da Repubblica, ora sotto pressione c’è la Spagna con quindici mila migranti in un mese alle Canarie: il record di sempre. Lo schema è ormai ricorrente: uomini, donne e bambini arrivano a bordo di vecchie piroghe partite dalle coste del Senegal. Un problema per Madrid ma un sospiro di sollievo per l’Italia, così il ministro Piantedosi: “Massiccia operazione contro l’immigrazione clandestina. In pochi giorni, sono stati sventati 46 tentativi di partenze dalla Tunisia. Le autorità hanno intercettato 797 persone via mare e impedito 146 ingressi illegali via terra. In totale, sono stati 2.248 gli stranieri fermati”.



Le nuove vie dei migranti

In Senegal le flotte di pescatori – colpiti duramente dalla crisi economica – si sono trasformate in trafficanti di uomini, mettendo a disposizione delle organizzazioni criminali decine di vecchie piroghe in legno, capaci di ospitare fino a 200 persone, che poi partono destinazione Canarie, Spagna. Così Flavio Di Giacomo, portavoce di Oim: “C’è stato un evidente rallentamento degli sbarchi dalla Tunisia e, diversamente da come successo per tutta l’estate, quei pochi che sono arrivati a Lampedusa nelle ultime settimane erano quasi tutti tunisini e non più sub sahariani. Così come tunisini erano gli occupanti del piccolo peschereccio naufragato qualche giorno fa sulla spiaggia di Selinunte”. Di Giacomo ha poi posto l’accento sull’aumento di partenze dalla Libia, da Zwara e da Sabratha: “Egiziani, pachistani e di nuovi tanti siriani, tante famiglie e tante persone con disabilità che vengono in Europa per farsi curare La ripresa della rotta sulle Canarie ci preoccupa molto anche per la sua pericolosità: contiamo già 530 morti ma potrebbero essere molti di più e lì non ci sono navi di soccorso”.

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