I 27 paesi che fanno parte dell’Unione Europea sembrano essere al lavoro per raggiungere un nuovo accordo su un piano di gestione dei migranti. Si tratterebbe, a conti fatti, di una svolta storica che risponderebbe (con 8 anni di ritardo) alla prima ondata migratoria del 2015, giusto in tempo per evitare che la seconda (iniziata lo scorso anno dopo la fine della pandemia e l’inizio della guerra in Ucraina) diventi ingestibile. Sul piatto ci sarebbero ancora tante decisioni da prendere, ma i lavori sul piano migranti sembrano procedere piuttosto velocemente e alcune fonti interne non escludono che si possa arrivare a siglare un accordo entro le elezioni europee del 2024.



Piano migranti, le ipotesi: dal tetto annuale alle solidarietà obbligatoria

Seppure il piano sui migranti dell’Ue sia ancora nel pieno della fase nelle negoziazioni, sono già state anticipate alcune delle ipotesi di norme che potrebbero essere previste. Innanzitutto, è stato specificato chiaramente che non sarò prevista, in nessun caso, una redistribuzione automatica dei richiedenti asilo all’interno dei 27 paesi, ma verrà comunque posta maggiore attenzione a quei paesi che rappresentano le prime frontiere di ingresso, come l’Italia, la Grecia e la Spagna.



Tra le tante ipotesi messe sul campo per gestire i migranti, particolarmente importante sembra essere una quota dinamica, che varierà in base ai flussi, unita ad un tetto annuale massimo. Una soglia numerica, insomma, superata la quale scatteranno delle misure di “solidarietà obbligatoria“. Proprio queste misure rimangono, per ora, l’oggetto principale delle discussioni e potrebbero prevedere pressoché qualsiasi ipotesi. Si parla, per esempio, di piuttosto generici “interventi” strutturali, tra i quali spiccano i “contributi finanziari“. Ciò che potrebbe avvenire è che, superata la soglia annuale di migranti, i paesi potranno scegliere liberamente di accogliere una quantità definita di migranti, oppure versare una sorta di indennizzo ai paesi più assediati dai flussi, tra cui ovviamente quelli di frontiera. L’idea sarebbe particolarmente ben vista dai paesi del Nord Europa, da sempre reticenti all’accoglienza di richiedenti asilo e tra i più fermi e duri oppositori dell’idea di una redistribuzione obbligatoria.

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