La Commissione europea ha respinto la richiesta avanzata dal presidente francese Emmanuel Macron di ratificare un accordo a livello continentale per rimandare in Europa i migranti che attraversano illegalmente la Manica. Come spiega il quotidiano “The Telegraph”, Bruxelles ha categoricamente negato qualsiasi possibilità di negoziazione per il rimpatrio dei migranti con il premier britannico Rishi Sunak: “La Commissione europea non prevede un’intesa con il Regno Unito in questo momento”, ha dichiarato alla testata giornalistica un funzionario Ue in forma anonima.
Macron ha insistito sul fatto che qualsiasi accordo per il rimpatrio dovrà essere stipulato a livello di Ue, piuttosto che tra Parigi e Londra, ma il punto, si legge, è che – con la Brexit – “lo United Kingdom ha abbandonato il Regolamento di Dublino dell’Ue, che dà il diritto ai Paesi di rimandare i migranti illegali nel primo Paese Ue sicuro in cui sono sbarcati”, inclusi dunque coloro che attraversano la Manica. Ne deriva che Bruxelles sia l’unica responsabile della negoziazione di accordi a livello europeo per conto degli Stati membri e sia anche l’unico organismo in grado di trovare un accordo sostitutivo in riferimento a tale questione.
MIGRANTI MANICA: L’UE FA MURO, MA SUNAK NON PERDE LA SPERANZA
Rishi Sunak, dal canto suo, non ha perso del tutto le speranze in merito a un accordo di rimpatrio dei migranti della Manica all’UE e spera che Macron possa influenzare in tal senso Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Le fonti contattata dal “Telegraph” avrebbero asserito che la posizione della Commissione Ue potrebbe mutare nel lungo periodo, ma, ad oggi, non si registra nemmeno una grande spinta da parte delle altre capitali europee nel chiedere che si inizi a lavorare ai negoziati sull’immigrazione con la Gran Bretagna.
L’Ue, ha aggiunto il tabloid d’Oltremanica, “è storicamente riluttante ad avviare le trattative per un nuovo accordo sulla migrazione nell’ambito dei colloqui sulla Brexit con il Regno Unito”, però, a seguito della Brexit, Londra è stata costretta a cercare di trovare accordi bilaterali sulla migrazione con i singoli Stati membri. Questo ha concesso ai Paesi di transito come Francia, Belgio e Paesi Bassi la possibilità di richiedere più fondi per combattere il problema.