La visita di Giorgia Meloni al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo non è stata una mera cortesia e neppure un appuntamento all’indirizzo sbagliato. La sua scelta di rendere pubblico il contenuto delle conversazioni avute con Melillo ha un chiaro intento politico. Sicuramente avrà trasmesso il fatto che alcuni dei suoi ministri, se non lei direttamente, hanno allertato la magistratura rispetto alle vicende oggetto del colloquio. Sa bene lei e sa bene Alfredo Mantovano che il procuratore nazionale antimafia non può gestire indagini autonome. Tuttavia ha voluto rappresentargli il fatto che il suo governo vede l’abuso degli strumenti necessari alla regolarizzazione dei flussi migratori come un grave pericolo.



Quello che è accaduto ed è stato ampiamente descritto è che circa 125mila domande di regolarizzazione sono prevenute da una Regione particolare, e cioè la Campania. Un numero talmente esorbitante da rendere chiaro che l’anomalia merita approfondimento. Le ipotesi per le quali ci si può rivolgere a Melillo sono collegate alla competenza che lo stesso ha su alcuni ambiti. La lotta alle organizzazioni mafiose, il contrasto del terrorismo internazionale o lo sfruttamento della manodopera per caporalato. Quale delle tre sia, poco importa. La Meloni vuole semplicemente dimostrare che il sistema non funziona. Conta il fatto che la Regione che ha prodotto un numero  esorbitante di richieste di immigrati da mettere al lavoro grazie al decreto flussi è la stessa Regione che ha prodotto centinaia di migliaia di domande di sostegno per il reddito di cittadinanza.



La grande produzione di istanze amministrative è probabilmente figlia della rete di CAF disseminati in tutta la Regione e che fungono da filtro tra le stanze dei cittadini e la pubblica amministrazione. La loro diffusione territoriale in tante zone popolari è di certo un presidio di servizi ai cittadini ma, al contempo, produce una indiretta capacità di generare istanze e richieste attraverso l’accesso che questi centri hanno ai diversi portali dedicati ai Clic-day per ottenere benefici o, come in questo caso, fa arrivare da fuori Europa un lavoratore. Non sarebbe da stupirsi se alcuni cittadini ignari si trovassero ad aver chiesto 5, 10 o 15 badanti per sé da far arrivare da Paesi extra-UE. Poiché la promessa del contratto di lavoro, per ottenere l’ingresso del cittadino extracomunitario, non è poi vincolante ai fini dell’ottenimento del permesso. Il rischio è che vi sia stata una corsa ad offrire il servizio in queste forme a tanti immigrati. Troppe le domande presentate, troppi pochi i fabbisogni che il territorio esprime in termini occupazionali per giustificare i numeri abnormi generati.



Cosa testimonia quindi la presenza della Meloni negli uffici di Melillo è semplice da comprendere. Vuole ottenere una sorta di copertura politica quando metterà mano alla revisione della famosa legge Bossi-Fini per regolare, in maniera evidentemente restrittiva, la capacità di assorbimento di manodopera straniera del nostro Paese. il colloquio con Melillo le serve per poter domani dire che le preoccupazioni del Governo erano tali da motivare l’interessamento anche della Direzione nazionale antimafia (DNA) e che pertanto il Governo ha visto un rischio concreto di flussi che potevano agevolare combutte criminali e associazioni mafiose o addirittura terroristiche.

La Meloni infatti sa bene, e non bisogna dimenticarlo, che il dibattito sull’immigrazione, declinato in senso restrittivo, può essere un ottimo meccanismo per rimediare, più avanti nel tempo, un consenso che appare a rischio quando ci sarà da fare i conti con quel che c’è nelle casse dello Stato. Si comprenderà allora che non vi sono possibili politiche espansive della spesa e che ci si ritrova invece, nella migliore delle ipotesi, a stringere i cordoni. Quando sarà il momento, il Governo presenterà la sua proposta di riforma dell’immigrazione e partirà probabilmente dai dati anomali della Campania, e dal dialogo riservato della Meloni con Melillo, per poter giustificare l’esigenza di normative più restrittive di quelle oggi in vigore.

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