Distruggere la rete dei trafficanti di migranti: è questo uno degli obiettivi che si prefigge l’Unione europea, che sta ancora negoziando la riforma della legge sull’asilo. A tal proposito, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola chiede che si arrivi ad un accordo prima delle prossime elezioni europee. Ma Polonia e Ungheria hanno già chiarito di non voler fare la loro parte in tema di solidarietà. «Non è una novità. Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno questa posizione dal 2004», dichiara Metsola al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. Per lei quelle sono solo dichiarazioni politiche, ma minaccia: «Se gli Stati membri non mantengono i loro impegni, la Commissione europea dovrà avviare una procedura di infrazione». Infatti, sono state avviate le procedure dell’articolo 7 per la verifica dello stato di diritto in entrambi i Paesi. Ma Metsola resta ottimista: «Spero che la Spagna riesca a concludere i negoziati».



C’è ancora distanza, ad esempio, sulle procedure alla frontiera in tema migranti. «Il Parlamento vuole lasciare agli Stati la facoltà di decidere se e quando applicarle. Inoltre, le famiglie con bambini sotto i 12 anni devono essere esentate, mentre il Consiglio vuole fare un’eccezione solo per i minori non accompagnati». Di sicuro, la riforma del sistema d’asilo dei migranti dell’Ue è innovativa secondo Metsola. «Dà fiducia agli Stati alla frontiera esterna e chiarisce cosa deve accadere in una situazione di crisi».



MIGRANTI, METSOLA: “ASILO PRIMA DI ARRIVARE IN UE”

Per Roberta Metsola è importante anche trattare gli Stati africani come partner. Lo si sta facendo, ad esempio, con la Tunisia, con cui è stato stretto un accordo di partenariato. «Penso che si tratti di uno sviluppo sostanzialmente positivo. È una buona base per rafforzare le nostre relazioni e la cooperazione con la Tunisia in materia di migrazione. Naturalmente, il Parlamento europeo dovrà esaminare attentamente tutto questo per capire cosa viene proposto esattamente e come verrà finanziato. Dobbiamo sapere da dove proviene il denaro, a cosa servirà e qual è il controllo democratico su di esso. È importante avere un accordo che rispetti la dignità umana e che distrugga il modello dei contrabbandieri invece di spingere il problema verso le coste del Nord Africa», ha dichiarato la presidente del Parlamento europeo a FAZ. Questo accordo potrebbe rappresentare un modello per arrivare a intese con altri Paesi, ma bisogna capire prima se è efficace. «In ogni caso, l’idea di collaborare più strettamente con i vicini è un passo nella giusta direzione».



Nel frattempo, per ridurre il numero di persone che annegano nel Mediterraneo, per Metsola bisogna fare quanto richiesto dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati: «Chiede da anni che le persone abbiano la possibilità di chiedere asilo prima di arrivare in Europa. Questo salverebbe delle vite». Se le ambasciate Usa possono farlo, gli Stati europei invece «odiano l’idea perché non sono attrezzati per farlo e le loro ambasciate rilasciano visti per tutta l’area Schengen». Invece, bisognerebbe «parlare di corridoi umanitari sicuri per coloro che hanno bisogno di protezione. La Caritas lo sa bene. Per coloro che non ottengono protezione, dovremmo valutare la possibilità di utilizzarli come lavoratori, ad esempio attraverso una Carta Blu». Quel che serve in tema migranti è costruire un modello «in cui chi ha davvero bisogno di protezione non debba attraversare il Mediterraneo e aspettare anni prima che la sua domanda venga approvata», spiega Roberta Metsola a FAZ. Di sicuro, qualcosa è cambiato nel dibattito sui migranti dal 2015. «Finalmente si è capito che i singoli Stati non possono risolvere il problema, che la frontiera esterna è comune e che non è solo un problema del Sud. Abbiamo fatto importanti progressi, con Frontex, ma anche con il database Eurodac, in cui vengono registrati i migranti».

NON SOLO MIGRANTI: METSOLA SULLE ELEZIONI EUROPEE

Roberta Metsola auspicava una riforma della legge elettorale in vista delle prossime elezioni europee, ma il Consiglio l’ha respinta. Una decisione che ha deluso la presidente del Parlamento europeo. La nuova legge elettorale avrebbe dovuto creare liste transnazionali, con 28 seggi eletti in tutta Europa. Ma quasi tutti gli Stati sostengono che un eurodeputato debba restare ancorato al territorio. «Vedo gli eurodeputati come ambasciatori non solo dei loro Paesi, ma anche dei loro elettori. Gli elettori dovrebbero sapere che tipo di politica ottengono con il loro voto», afferma Metsola a FAZ. Ciò funzionerebbe anche se l’elettorato fosse paneuropeo: «Gli eurodeputati si organizzano in gruppi e questi gruppi sono per definizione paneuropei. Quindi non vedo alcun problema. La mia preoccupazione maggiore è che avremo sempre più eurodeputati che non aderiscono ai gruppi politici, rendendo più difficile la formazione di una maggioranza. (..) Spero che nel 2024 si possa assistere nuovamente a una competizione tra i migliori candidati, anche se non possono correre in liste transnazionali».