Il governo Meloni ritiene di essere il miglior interprete dell’espressione “interesse nazionale”, ma per Marco Minniti si gioca «al di fuori dei confini, nella capacità di cooperare con gli altri Stati e, nello stesso tempo, di essere competitivi». L’ex ministro degli Interni ne parla a Repubblica, spiegando che attualmente non c’è spazio per il multipolarismo virtuoso. Il presidente della fondazione Med-Or ritiene che però il governo italiano non stia raccogliendo questa sfida. «I fatti hanno dimostrato che l’internazionale sovranista non esiste. Tecnicamente sarebbe una contraddizione in termini. Non è un caso che davanti al primo problema, il fronte delle destre europee si sia sfaldato. Ognuno rinchiuso nel suo “sovranismo”». Nel frattempo, resta il “problema” migranti. «Non possiamo consegnare le nostre democrazie ai trafficanti di essere umani. Se una persona è in mare, non puoi che salvarla».
Marco Minniti ribadisce che i movimenti migratori non possono essere cancellati, ma vanno governati. «L’Europa deve capire il prima possibile che il proprio futuro si gioca in Africa, come da tempo sanno Cina e Russia». Per Minniti serve un piano europeo per l’Africa, un sistema di legalità per gestire le migrazioni e corridoi umanitari per chi scappa dalle guerre, quindi per lui va cambiata la Bossi-Fini. Non si tratta di aiutarli a casa loro, il contrario. «Investendo in Africa, l’Europa si aiuta a casa sua». Tenendo conto che è un continente importante per la questione energetica, per i metalli delle terre rare e per la lotta al terrorismo. «Purtroppo il giro d’Italia dei porti, per le navi delle ONG, non è risolutivo», aggiunge Marco Minniti.
“ITALIA FORTE SE IN EUROPA, PROCEDERE PER DECRETI…”
Lo dice colui che viene definito il ministro della lotta alle Ong. A tal proposito, Marco Minniti ricorda a Repubblica che è stato firmato un accordo con le Ong che è stato costruito insieme in Europa e sottoscritto da tutte le sigle, tranne Medici senza frontiere che ha continuato però a operare a bordo delle navi di Sos Mediterranee. «Con le Organizzazioni umanitarie è difficile intervenire per legge sulla parola umanità». Nell’intervista l’ex titolare del Viminale rivendica che nessun porto è stato chiuso con lui e nel 2017 il 45% dei migranti sbarcavano a bordo di navi Ong, invece ora siamo al 10%. «L’Italia dovrebbe essere protagonista della politica europea sulle migrazioni. Che oggi ancora oggi non c’è. (..) Procedere per decreti legge, con atti unilaterali rischia invece di produrre un auto isolamento del nostro Paese. L’Italia è forte se è forte in Europa». D’altra parte, anche il Pd non sembra avere le idee chiare sul tema, infatti parla poco di migranti e soprattutto mai con una voce unica. «Una democrazia non può consentire la contrapposizione tra sicurezza e umanità perché perderebbe se stessa». Per Marco Minniti la parola sicurezza è ricca di significati. «La competizione con la destra non è dunque solo sulle radici. Non è più il tempo di Fiuggi». La sfida del Pd, secondo l’ex ministro, è sul futuro ed è cruciale. «Perché il destino di un partito che si chiama democratico non riguarda soltanto i suoi iscritti e i suoi elettori. Ma la democrazia di un paese. Il nostro».