CAOS MIGRANTI, IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA NORDIO SPOSA LA LINEA MELONI: “IMPUGNEREMO L’ATTO DI CATANIA”
Lo ha annunciato ieri e confermato oggi alla Camera rispondendo al Question Time: il Ministro della Giustizia Carlo Nordio sposa in pieno la linea del Governo Meloni di cui fa parte e annuncia di voler impugnare l’atto della giudice del Tribunale civile di Catania, Iolanda Apostolico, in merito allo “stop” del Decreto Cutro con il mancato rimpatrio di 3 migranti tunisini con precedenti penali. «L’ho già letto e credo che ci siano fondate ragioni per fare ricorso in Cassazione di concerto con il ministero degli Interni», ha spiegato ieri il Guardasigilli intervento ad un evento a Perugia, «credo che lo impugneremo perché anche da un punto di vista tecnico, avendo anche io una certa esperienza di magistratura, ritengo che ci siano fondati elementi d’impugnazione».
Secondo il Governo, è infondato il giudizio del magistrato Apostolico – travolta, tra l’altro, da una polemica politica per via di commenti e giudizi personali in passato contro le politiche migratorie dell’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini – circa la sospensione del Decreto Cutro, perciò occorre procedere con il ricorso in Cassazione entro i previsti 60 giorni. Secondo Nordio, «la normativa italiana è del tutto coerente con quella europea e con il dettato costituzionale»: il ricorso è seguito dagli uffici del Viminale insieme all’Avvocatura dello Stato. Come già la Premier Giorgia Meloni e il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, anche il Guardasigilli è convinto che non vi sia conflitto costituzionale tra i provvedimenti del Decreto Cutro sulla permanenza/rimpatrio dei migranti irregolari: al netto degli attacchi del Centrosinistra e con il mondo della magistratura in subbuglio per le prese di posizioni nette contro la giudice di Catania – «Sono basita», il commento “iconico” della Presidente del Consiglio – la linea del Ministero della Giustizia non varia e si appresta ad impugnare l’atto della magistrato Apostolico.
“NESSUNO SCONTRO CON LA MAGISTRATURA, RICORREREMO IN CASSAZIONE”: IL CSM SI SPACCA SUL GOVERNO
Questo non significa però, chiarisce lo stesso Nordio oggi in Aula a Montecitorio per il Question Time, che tra politica e magistratura debba permanere del conflitto: «non c’è nessuno scontro tra politica e magistratura. Sulla decisione del Tribunale di Catania, ricorreremo in Cassazione. Da parte del governo, non c’è mai stata l’intenzione di mettere in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura». Nordio poi rileva di essere in piena sintonia con l’indirizzo della Premier Meloni, tanto sul fronte politico quanto su quello giuridico: «Come ho già detto in merito a un altro caso che è andato in voga questa estate, quando uno ha il potere di restringere la libertà delle persone o usare la forza, non deve solo essere terzo, deve anche apparire terzo, deve apparire senza pregiudizi, senza preconcetti: questo vale per un generale dell’esercito, per un poliziotto e per un magistrato. Perché, se sembriamo di parte, si perde la fiducia verso le istituzioni che rappresentiamo», sono invece le parole del Ministro della Difesa Guido Crosetto, anche lui concorde con il collega Nordio in merito al provvedimento giunto da Catania.
Mentre l’Associazione Nazionale Magistrati difende a spada tratta la giudice Apostolico, contestando nettamente le posizioni del Governo Meloni, è il fronte della magistratura rappresentata nel Csm a “spaccarsi” in due dopo il caso di Catania: la richiesta di apertura di una pratica a tutela di Apostolico formalizzata al Comitato di presidenza del Csm è stata firmata da 13 consiglieri, ovvero quelli eletti in Area, Unicost e gli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda. I 7 consiglieri di Magistratura Indipendente (ovvero la “corrente” conservatrice del Csm) non si sono schierati con i colleghi, rifiutando di firmare specie la parte in cui si legge «l’accusa ai magistrati di essere nemici della sicurezza della Nazione, un ostacolo alla difesa dell’ordine pubblico e di scagliarsi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto pone in discussione la funzione stessa della giurisdizione in uno Stato di diritto». La consigliera del Csm Bernardette Nicotra, di Magistratura Indipendente, commenta in una breve nota come la sua corrente non ha ritenuto opportuno sottoscrivere la richiesta «perché a prescindere dal merito noi al Consiglio non facciamo politica»; la scelta, aggiunge la stessa Magistratura Indipendente in un’altra nota, «è non alimentare ulteriormente la dannosa contrapposizione tra istituzioni democratiche in atto, fermo restando il doveroso rispetto delle decisioni giurisdizionali e l’auspicio che la legittima critica degli stessi abbia a oggetto il loro contenuto».