Il nuovo disegno di legge sull’immigrazione a cui sta lavorando il Regno Unito potrebbe permettere ai tribunale di ignorare i ricorsi sui diritti umani. Infatti, i giudici britannici potrebbero avere il potere di ignorare le sentenze europee sui diritti umani, secondo i piani presi in considerazione dai ministri e citati dal Daily Telegraph. Il nuovo disegno di legge, che sarà presentato entro poche settimane, dovrebbe imporre al ministero degli Interni l’obbligo legale di espellere i migranti che arrivano illegalmente o che entrano nel Regno Unito indirettamente, tramite un Paese terzo sicuro senza autorizzazione. Il timore dei ministri è che le espulsioni possano essere ostacolate dalle sentenze di Strasburgo.
Si sta quindi studiando un’opzione per evitare tale scenario, cioè includere nel disegno di legge le cosiddette “clausole di deroga” che affermerebbero in maniera esplicita che i tribunali britannici possono ignorare le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) se i migranti entrati illegalmente nel Paese provano a sostenere che l’espulsione violerebbe il diritto ad una vita familiare o il loro diritto alla libertà e alla sicurezza. Per i sostenitori di questo disegno di legge, questa clausola permetterebbe al Regno Unito anche di ignorare la sentenza provvisoria della Cedu che ha bloccato il primo volo di espulsione verso il Ruanda lo scorso giugno, anche se la decisione era stata giudicata legittima da tutti i livelli della magistratura britannica, compresa la Corte Suprema.
LEGGE MIGRANTI UK, IL REBUS DELLE “CLAUSOLE”
Se il primo ministro Rishi Sunak deciderà di non includere tali clausole nel disegno di legge, potrebbero essere introdotte tramite un emendamento quando la legge sarà introdotta nei Comuni. I ministri stanno valutando però altre due opzioni per garantire che le espulsioni possano andare avanti. Una, ad esempio, impedirebbe a tutti i migranti di piccole imbarcazioni di presentare un ricorso giudiziario contro la loro esclusione dal sistema di asilo. Meno radicale la seconda proposta, che consentirebbe di presentare ricorso contro le espulsioni solo una volta che i migranti sono stati allontanati dal Regno Unito, procedimento noto come “appello fuori dal Paese“. Una fonte che ha familiarità con il disegno di legge in lavorazione ha affermato al Daily Telegraph che «i ministri stanno cercando di chiudere qualsiasi scappatoia per chiunque non sia arrivato nel Regno Unito attraverso un percorso legale e sicuro». Tutte e tre le opzioni consentirebbero al Regno Unito di non violare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), anche se ieri è stato confermato che si potrebbe ritirare se i giudici europei dichiareranno illegali i piani per impedire ai migranti illegali di chiedere asilo nel Regno Unito.
MIGRANTI UK, IL PIANO DEL GOVERNO DI SUNAK
La settimana scorsa il primo ministro Rishi Sunak ha dichiarato di volere un sistema nel quale i migranti arrivati illegalmente nel Regno Unito siano «rapidamente trattenuti» e le loro richieste ascoltate «nel giro di pochi giorni o settimane», per poi essere rimandati in sicurezza nel loro Paese d’origine o in Ruanda. «Non possiamo permettere che arrivino qui imbarcazioni con bande e capibanda illegali che trafficano persone e che, in cambio, siano vittime di un’imposizione», ha dichiarato Grant Shapps, il Segretario di Stato per gli affari economici, l’energia e la strategia industriale a Sky News. Inoltre, si è detto d’accordo con il primo ministro britannico quando dice di «applicare tutta la forza della legge per fermare questo commercio illegale di miseria umana. E penso che abbia ragione ad assicurarsi che possiamo cambiare la legge». Stando ai modelli del ministero dell’Interno, 65mila migranti attraverseranno il Canale quest’anno, a meno che il Governo non prenda provvedimenti. L’anno scorso è stato registrato un numero record: 45.756 migranti ha raggiunto il Regno Unito su piccole imbarcazioni, con un aumento del 60% rispetto al 2021. «Questi piani infrangono l’impegno di lunga data del Regno Unito a sostenere i rifugiati indipendentemente dal percorso che hanno intrapreso per raggiungere le nostre coste», ha dichiarato Enver Solomon, direttore generale del Consiglio per i Rifugiati.