La Corte costituzionale di Tirana ha dato il via libera al patto tra Albania e Italia sui migranti, che come ricostruito dal Corriere della Sera prevede la creazione di due centri per l’identificazione e l’accoglienza dei clandestini salvati nel Mediterraneo. Il primo dovrebbe sorgere nel porto di Shëngjin, a Nord, mentre l’altro nell’entroterra, a Gjadër. Il Paese si è offerto di accogliere fino a 3 mila persone che sono in attesa di sapere se dovranno essere rimpatriate oppure potranno ottenere un permesso di soggiorno sul territorio italiano. Le spese spetteranno a Roma.
L’accordo, siglato dal primo ministro Edi Rama e dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha una validità di cinque anni, ma potrà essere esteso per altri cinque anni nel caso in cui non ci dovessero essere rilevanze da parte delle due parti. A richiedere l’annullamento, nelle scorse ore, erano stati invece 30 deputati dell’opposizione. Alcune critiche erano arrivate inoltre dalle Ong. La Corte costituzionale albanese, tuttavia, non ha rilevato motivi di impedimento.
Migranti, ok della Corte costituzionale a patto Italia-Albania: la decisione
“Il protocollo sulla migrazione non stabilisce confini territoriali e neppure altera l’integrità territoriale della Repubblica d’Albania, pertanto non costituisce un accordo relativo al territorio dal punto di vista fisico”, si legge nella disposizione della Corte costituzionale sul patto tra Italia e Albania sui migranti. “I giudici hanno valutato che nelle due zone in cui agisce il protocollo, si applica il diritto albanese, oltre al diritto italiano e constatato che per i diritti e le libertà umane opera una giurisdizione duplice, il che significa che la giurisdizione italiana nelle due zone in questione non esclude la giurisdizione albanese”.
L’accordo, viene scritto ancora, “non crea nuovi diritti e libertà costituzionali e non impone restrizioni aggiuntive ai diritti e alle libertà umane esistenti, al di là di quanto previsto dall’ordinamento giuridico albanese”.