Espulsioni lampo: è questo, in sintesi, il piano del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per alleggerire la crisi migranti in Italia. L’obiettivo è accelerare in modo consistente i rimpatri dei migranti che ricevono un decreto di espulsione. Si tratta di 8mila ivoriani e oltre 4mila tunisini, quindi 12mila migranti sbarcati in Italia nella prima metà dell’anno, uno su cinque del totale. Stando a quanto riportato da Repubblica, Viminale e ministero della Giustizia stanno lavorando al piano in questi giorni. L’idea è di rendere attuativa una norma del decreto Cutro, recepita in linea di principio anche dal nuovo Patto asilo e immigrazione approvato a inizio giugno dai ministri dell’Interno dell’Ue.
Previsti percorsi separati, aree di trattenimento allo sbarco e procedure di frontiera accelerate per valutare lo status dei migranti che arrivano dai Paesi cosiddetti sicuri e quindi con pochissime possibilità di ottenere l’asilo. Ad esempio, Tunisia e Costa d’Avorio, con cui l’Italia ha già degli accordi di riammissione. Per attuare la norma voluta dal governo Meloni servono uomini, mezzi e strutture, che però al momento non ci sono. Per questo è stato predisposto un tavolo tecnico da Piantedosi e Nordio per recuperare rapidamente infrastrutture di trattenimento di coloro che sono candidati al rimpatrio, oltre a uomini e terminali per procedere con identificazione e valutazione delle richieste, così pure giudici di pace per le procedure accelerate di eventuali ricorsi, così da evitare che le procedure vengano bloccate.
MIGRANTI, FONDI E ACCORDI: I NODI DA SCIOGLIERE
C’è poi una questione di fondi. Parliamo di una macchina da 10 milioni di euro l’anno per riportare indietro 5mila persone, secondo i calcoli della Corte dei Conti. Ma ne servono il triplo per raggiungere l’obiettivo fissato, col contributo del fondo europeo ancora molto lontano. Intanto, il commissario per l’emergenza immigrazione, il prefetto Valerio Valenti, da settimane sta valutando dove realizzare aree per trattenere i migranti sbarcati. L’idea, spiega Repubblica, è di ricavarle nelle località di sbarco, come Pozzallo, Messina e Taranto, ma forse anche Crotone. Si parlava anche di Lampedusa, ma gli arrivi sono così tanti da far abbandonare questa ipotesi.
Quindi, i migranti arrivati a Lampedusa verrebbero subito trasferiti in un altro dei due hotspot siciliani, dove si sta lavorando alla creazione di team per le procedure di rimpatrio. Visto che quello con la Tunisia è funzionante, il Viminale vuole rendere operativo l’accordo con la Costa d’Avorio, del resto è da qui proviene la maggior parte dei migranti sbarcati quest’anno. Invece, con Tunisi bisogna intensificare i due voli settimanali già previsti. Difficile il rimpatrio degli egiziani, visto che i rapporti diplomatici sono complessi dopo il caso Regeni, e in Guinea, con cui non c’è alcun accordo.