Mentre in Cile il Presidente Boric incassa una sconfitta storica e addirittura l’estrema destra conservatrice si impone nelle elezioni che dovevano decidere la formazione politica che porterà avanti il progetto di una nuova Costituzione, fortemente voluto dall’attuale Governo ma altrettanto duramente bocciato nel suo cammino progettuale dall’elettorato e allo stesso tempo in Brasile appaiono documenti che dimostrano, con tanto di nominativi, come l’assalto dello scorso gennaio al Palazzo Presidenziale di Brasilia venne operato da persone legate al PT di Lula, in Argentina scoppiano altre due problematiche estremamente importanti per il futuro di un Paese ormai prossimo alle nuove elezioni Presidenziali.



Con una decisione che non ha precedenti nella storia della democrazia argentina, la Corte Suprema di Giustizia ha posposto la data delle elezioni alla carica di Governatore nelle Province di San Juan e Tucuman (che dovevano aver luogo il 14 maggio) perché viziate da un voto ampiamente “truccato” addirittura dalla presenza di urne già colme di voti e altri vizi che confermerebbero un’alterazione previa dei suffragi.



Si tratta di due province dove i rispettivi candidati si prestavano a celebrare rispettivamente il quinto (Juan Manzur) e il quarto mandato (Sergio Uñac). In pratica, come succede in diverse province argentine, nonostante i rispettivi Tribunali locali lo abbiano permesso, la Giustizia centrale ha deliberato che, come previsto dagli articoli 1 e 5 della Costituzione nazionale, il rinnovo delle cariche sia effettivo e non basato sulla continuità infinita del potere.

È ovvio che la manovra sia stata interpretata dal peronismo come un vero e proprio “golpe” istituzionale e non come la logica pretesa del rispetto della Costituzione: a tal punto che, dietro l’invito della Vicepresidente Cristina Kirchner, il Presidente Alberto Fernandez ha preso le difese dei due candidati e si è apertamente schierato contro la manovra addirittura con un discorso trasmesso a reti unificate in tutto il Paese, considerandola alla stregua di un golpe bianco.



Piccolo particolare: la Costituzione argentina di fatto impedisce che il Presidente si intrometta in questioni inerenti la giustizia e quindi il suo intervento ha costituito un’aperta violazione di questo principio. Cosa che Alberto Fernandez dovrebbe sapere benissimo, visto che è stato nominato (all’inizio del suo attuale incarico) Docente di Giustizia presso la facoltà di Legge dell’Università di Buenos Aires.

Un autogol grottesco quindi, che dimostra ancora una volta come il potere non sia nelle mani dell’inquilino della Casa Rosada (residenza Presidenziale), ma in quella di una sua Vice sulla quale pende una condanna di sei anni di carcere per l’unico dei tanti processi che la coinvolgono finora compiuto: ma i guai che sta attraversando ormai hanno intrapreso un effetto domino che ha toccato l’ Italia e precisamente Sua Santità papa Francesco.

Come i lettori del Sussidiario già conoscono da anni, Bergoglio fin da quando era Arcivescovo di Buenos Aires veniva considerato dal kirchnerismo il nemico pubblico numero uno, in una relazione talmente conflittuale con Cristina Kirchner da astenersi nel nominarlo quando venne eletto Papa. Veniva accusato di complicità con la dittatura genocida degli anni Settanta e trascinato a processo, dal quale uscì totalmente assolto dalle accuse.

Ma, nel corso di un’intervista a una rivista gesuita (Civiltà Cattolica) fatta da Antonio Spadaro la settimana scorsa, papa Francesco rivela un particolare agghiacciante: Cristina Kirchner avrebbe tentato di far pressioni sui giudici di quella causa per farlo condannare. Il particolare che ha rimesso in moto tutta la vicenda è stato rivelato dal Papa stesso che, nel corso della Sua elezione a Sommo Pontefice ha ricevuto la visita di due dei tre giudici che parteciparono al processo e che gli hanno rivelato di come ci fossero state, nel 2010, pressioni presidenziali per accusarlo di collaborazionismo specie nel sequestro e la tortura di due gesuiti (Franz Jalics e Orlando Yorio).

Che la questione sia apparsa con la rivelazione odierna di papa Francesco in questi giorni costituisce il suo definitivo allontanamento dall’attuale Vicepresidente con la quale, nel corso del suo Pontificato, aveva sempre mantenuto una relazione cordiale al punto tale da creare addirittura pesanti sospetti di connivenza con il kirchnerismo.

Ora questo fatto costituisce un’ulteriore brutta notizia per l’ex Presidente che ormai si trova in una situazione difficilissima da affrontare con il rischio non solo della conferma della sua condanna (che potrà essere effettuata a partire dall’instaurazione della nuova presidenza in dicembre, visto che fino ad allora resterà in carica), ma anche nel proseguimento di altri processi ancora in essere che la attendono.

Ma non solo: la rivelazione attuale cade in maniera pesantissima anche sulla prosecuzione del movimento kirchnerista a livello politico, e potrebbe causarne la fine, visto che ormai da tempo anche il movimento del “Frente de Todos” tra kirchneristi e peronisti, che ha portato all’elezione di Alberto Fernandez nel 2019, è profondamente diviso in maniera irrecuperabile.

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