A pochi giorni dall’appello di Papa Francesco a non respingere i migranti perché sarebbe un “peccato grave“, il quotidiano la Verità ha rispolverato alcune vecchie dichiarazioni rilasciate nel corso degli anni da decine di preti africani che – a differenza della loro guida spirituale – avevano chiesto l’esatto contrario: favorire la permanenza degli africani (specie se giovani) nelle loro terre d’origine, combattendo la drammatica piaga dei viaggi in barconi e barchette fatiscenti attraverso una serie di investimenti per lo sviluppo del continente dall’altra parte del Mediterraneo.



Appelli – quelli dei preti africani – che erano già iniziati nel 2015 quando fu il presidente della Conferenza episcopale congolese (monsignor Nicolas Djomo Loba) a rivolgere alla sua popolazione un appello in tal senso: “Siete il tesoro dell’Africa – disse – [e] il vostro continente ha bisogno di voi”, esortando la popolazione a non lasciarsi “ingannare dall’illusione di lasciare i vostri Paesi” per trovare fortuna, lavoro e ricchezze all’estero perché – nella realtà dei fatti – “[i] posti lavoro [sono] inesistenti in Europa e in America“; ribadendo che un uso sapiente delle risorse in patria potrebbe essere fondamentale per “rinnovare e trasformare il nostro continente”.



Un appello simile contro il fenomeno dei migranti irregolari era stato rivolto alle popolazioni africane anche da monsignor Joseph Osei-Bonsu che – l’anno successi rispetto a Loba – precisò che “i giovani africani (..) devono capire che l’Europa e le altre arre al di fuori dell’Africa non garantiscono automaticamente benessere e piacere“; e se lo fanno, è sicuramente in misura minore rispetto a quelli che si potrebbero ricavare dal “duro lavoro per guadagnarsi da vivere (..) nei loro Paesi”.

I preti africani contro Papa Francesco e i progressisti: “I migranti non devono essere aiutati a scappare”

Ma il (lungo) elenco di preti africani che sembrano ragionare in controtendenza rispetto al pontefice e alla maggior parte dei progressisti europei ed italiani non finisce qui perché – ricorda sempre La Verità – non si può non citare anche il vescovo nigeriano Joseph Bagobiri che definì la sua una terra di “speranza di vita” maggiore di quella auspicabile “in Europa o altrove”; sottolineando che “il Paese ha ricchezze e risorse immense” rispetto all’estero che trasformerebbe gli africani in “mendicanti in cerca di ricchezze illusorie“.



Sempre monsignor Bagobiri ci tenne anche a precisare che le spese affrontate dai migrati per abbandonare (illegalmente) l’Africa, se “investite creativamente (..) in attività economiche” li avrebbe resi dei veri e propri “imprenditori”; mentre l’Assemblea plenaria del Secam aveva preferito (nel 2022) una riflessione sul fatto che la governance africana dovrebbe investire più risorse per “incoraggiare la loro libera decisione e coinvolgerli nella costruzione dei loro paesi” arrivando da ultimo all’obiettivo di “scoraggiare la migrazione irregolare (..), promuovendo la giustizia sociale e l’inclusione”.

Mentre – infine – tra i preti africani non era mancato neppure un appello solamente lo scorso anno da parte di Bruno Ateba per i paesi occidentali ad aiutare i governi nella creazione di “posti di lavoro e opportunità economiche”: solo così – aveva spiegato – i giovani africani “non sentirebbero il bisogno di emigrare” alla base di quello che lui stesso ha definito un vero e proprio “esodo“.