È stato pubblicato dal dal “Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale” il rapporto tematico relativo all’attività di monitoraggio delle operazioni di rimpatri forzati, e delle procedure che coinvoglono i migranti fino al volo che li riporta nel paese di origine.L’organismo di controllo e monitoraggio, ha la funzione di vigilare per l’Italia in materia dei diritti e nel contesto della “Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite sia nell’ambito europeo in ottemperanza a quanto previsto dalla Direttiva 115/CE/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea”.
L’Autorità nazionale quindi non è direttamente coinvolta nelle operazioni di rimpatrio, ma ne segue tutte le fasi. Dal rapporto, che tratta monitoraggi di voli charter effettuati da luglio 2021 a settembre 2022, emerge una forte criticità, relativa soprattutto in merito ad una mancanza di una normatuva legislativa di procedura, inoltre sulla possibile mancanza di una tutela per la salute dei migranti e della continuità terapeutica.
Rapporto su rimpatri forzati: manca regolamento unico
Il rapporto pubblicato il 21 febbraio, è il terzo in ordine temporale e relativo a 39 voli charter diretti in Tunisia, Nigeria Egitto, Albania e Georgia. Vuole rappresentare per i soggetti coinvolti e non, uno strumento di conoscenza delle procedure che non sono sotto lo sguardo della collettività. Quindi oltre ad approfondire le criticità rilevate nell’arco temporale di riferimento, offre anche un bilancio complessivo dell’attività svolta e delle conseguenti azioni messe in campo dall’Amministrazione responsabile.
In questi anni di riferimento, come viene sottolineato, sono stati diversi gli standard richiamati o elaborati dal Garante che hanno trovato accoglimento. Permangono tuttavia delle criticità di fondo. L’aspetto principale è rappresentato dal fatto che non esiste una normativa primaria che dispone regole precise, ma le attività vengono definite di volta in volta tramite circolari interne. “Le regole dell’attività di rimpatri forzati da parte della Polizia di Stato sono in larga parte definite da semplici circolari e disposizioni interne e non da fonti normative di rango primario. Manca cioè un quadro legislativo che specifichi le regole operative e ciò ha inevitabili ricadute.”
Gli aspetti critici su uso della forza e tutela della salute
Come viene definito dal rapporto, uno dei punti maggiormente critici è quello riguardante l’eventuale uso della forza, “la disciplina compiuta del possibile ricorso all’impiego della forza, al di là di principi generali, che definisca i possibili strumenti contenitivi, le modalità e la durata del loro impiego. Così come mancano disposizioni operative sui controlli di sicurezza, la cui attuazione talvolta si avvicina a una perquisizione personale, pratica eccezionale anche in contesti ben più problematici.”
Poi si fa il punto su una possibile tutela della salute dei migranti, specialmente di quelli che necessitano di cure ed assistenza sanitaria, che difficilmente continuano ad essere seguiti dopo il ritorno nel paese di origine. “Una criticità che merita un’attenzione a parte riguarda la tutela della salute delle persone sottoposte a rimpatrio attraverso un’adeguata assistenza sanitaria. Ciò implica l’attenta considerazione delle condizioni di salute della persona da rimpatriare e i tempestivi interventi su più livelli, rispetto sia all’idoneità al volo, sia rispetto al il rischio di gravi effetti nocivi per la discontinuità terapeutica nel Paese di arrivo.