In un sua recente intervista rilasciata per Repubblica, il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, ha parlato del tema dei migranti, sempre più discusso sul territorio europeo. Bazoum sostiene la necessità di “un accordo assai diverso da quello siglato alla Valletta nel 2015”, perché “l’idea che possano bastare degli investimenti europei in Africa per portare allo sviluppo e bloccare i migranti nei Paesi di origine è irrealistica”.



Alla base del ragionamento di Mohamed Bazoum sui migranti ci sarebbe, insomma, l’idea di un nuovo accordo tra l’Europa e l’Africa “basato sul numero di africani dei quali ogni Paese europeo ha bisogno per il suo mercato del lavoro“. “Bisogna stabilire questi numeri, Paese per Paese, e poi affidare ai consolati la responsabilità di farli rispettare”, combattendo l’immigrazione illegale “che alimenta i peggiori traffici” umani. L’obiettivo a lungo termine, inoltre, sarebbe anche quello di portare i paesi europei a svincolarsi “dalla visione classica secondo cui l’Africa è solo un luogo di conflitti e la terra d’origine dei migranti”, riconoscendo il valore che potrebbero avere i suoi connazionali all’interno delle economie europee.



Niger: oltre i migranti, il futuro del Paese

Superando il discorso dei migranti, il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, con Repubblica ha parlato anche del futuro del suo Paese, attualmente al 189esimo posto (su 191) nell’indice dello sviluppo umano promosso dall’Onu. Proprio in merito all’indice, il presidente sostiene che a gravare nel suo Paese è soprattutto “l’efficienza del sistema educativo“. “Se vogliamo combattere la povertà, dobbiamo investire nel nostro sistema educativo per renderlo più efficiente, in modo da garantire una buona formazione ai giovani, per consentire loro di acquisire le competenze che daranno loro accesso a posti di lavoro e redditi dignitosi”, ha spiegato.



Insomma, se i suoi progetti per il Niger venissero portati avanti, grazie ad una riforma dell’istruzione si riuscirebbe a migliorare la posizione del Paese in merito allo sviluppo umano, migliorando anche le possibilità di successo ai migranti che lasciano il paese. Inoltre, migliorando l’istruzione per le donne, “il modo migliore per combattere l’altissimo tasso di natalità che è la causa principale della povertà”, spiega, sostenendo anche che “l’Italia e l’Unione Europea potrebbero sostenerci aiutandoci, ad esempio, nell’attuazione del grande programma di riforma che stiamo portando avanti per migliorare il nostro sistema educativo”.