I migranti possono essere una risorsa per le imprese senza manodopera, ma soltanto se vengono adeguatamente formati. È questa l’idea di fondo del progetto di Paolo Pizzarotti, proprietario del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (Cara) di Mineo, in Sicilia, che come riportato dal Corriere della Sera ha proposto al Governo di organizzare laboratori artigiani, industriali e agricoli. Un totale di 100 corsi della durata di 100 ore ciascuno per insegnare ogni anno un mestiere a 2.500 richiedenti asilo. Di questi 400 verrebbero assunti nei cantieri privati stessi. L’investimento sarebbe di 23 milioni l’anno. Una risposta da parte dell’esecutivo, tuttavia, non è mai arrivata.
Il caso è emblematico della mala gestione dello Stato dei migranti, che in gran parte dei casi non riescono a integrarsi nel Paese. Ogni anno ci sono 80 mila richiedenti asilo, pronti a lavorare. Dall’altra parte, secondo i dati di Unioncamere, mancano all’appello 24.450 fonditori, saldatori, lattonieri e carpentieri; 29.190 meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori; 18.090 operai; 66.320 autisti; 178.460 camerieri e baristi e tanti altri ruoli che gli italiani in genere non vogliono ricoprire.
Migranti come risorsa per la manodopera che manca: il modello in Germania
Se l’Italia in questi anni non è mai riuscita a rendere i migranti una risorsa nei settori in cui la manodopera manca, la Germania al contrario sembrerebbe essersi mossa nel migliore dei modi. La legge prevede infatti per i richiedenti asilo un permesso ad hoc che gli consente di rimanere nel Paese nel caso in cui prendano parte a corsi di formazione per periodi anche lunghi (dai due ai tre anni e mezzo). Il percorso può essere avviato a partire dai 3 mesi dall’arrivo nel suolo tedesco. Le professioni a disposizione sono 330. Il costo a tirocinante di 15.300 euro all’anno.
Di questi soltanto 600 euro sono coperti dallo Stato, il resto è a carico delle imprese private. Nonostante ciò, i partecipanti al programma denominato Ausbildung sono ad oggi ben 40.329. Una situazione ben diversa da quella che si registra in Italia, dove non soltanto il Governo non propone iniziative di questo genere ma non dà risposta neanche agli individui interessati a promuoverli da sé.