Caro direttore,
le piazze inglesi e francesi sono piene e ribollenti da mesi. Le occupano milioni di lavoratori dipendenti: soprattutto pubblici a Londra per strappare aumenti salariali contro l’inflazione galoppante; pubblici e privati a Parigi contro l’innalzamento dell’età pensionabile, nonché per l’atto politico forte con cui il presidenzialista Emmanuel Macron ha varato la riforma, aggirando il voto parlamentare con il ricorso all’articolo 49.3.
In Italia (dove il governo è sostenuto da una maggioranza di centrodestra come in Gran Bretagna, mentre il para-tecnocrate Macron guida una malferma “non maggioranza” centrista) le piazze restano per ora vuote di manifestazioni sindacali. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, appena riconfermato, non ha escluso un’escalation di agitazioni, anzitutto contro il progetto di riforma tributaria presentato dal governo Meloni. Ma la premier ha voluto e potuto illustrare personalmente lo schema di delega fiscale davanti alla platea del congresso del maggior sindacato italiano, in un’atmosfera radicalmente opposta a quella dei fumogeni, dei poliziotti antisommossa e delle decine di arresti a Parigi.
Non è detto che il clima sociale in Italia resti stabile. L’inflazione è ancora altalenante e in aprile cesseranno i sussidi invernali alle bollette energetiche. Il rialzo dei tassi (che la Bce potrebbe rallentare ma difficilmente arresterà nell’immediato) metterà prevedibilmente sotto pressione molte imprese. Tuttavia – per ora – l’Italia non è in recessione e non si registrano le clamorose ondate di licenziamenti che – curiosamente – stanno avendo per epicentro globale e simbolico la stessa Silicon Valley che ha provocato una nuova crisi bancaria (a Los Angeles, nella California “dem”, è intanto iniziato martedì uno sciopero salariale di 65mila lavoratori del secondo distretto scolastico statunitense, al servizio di 420mila studenti).
In Italia le piazze si popolano – ma non si riempiono – di poche migliaia di manifestanti esclusivamente per cause civili variopinte: solitamente nel fine settimana, prediletto ormai da molti anni dai “girotondi” variamente antagonisti. Se n’è registrata una ripresa dopo la nomina di Elly Schlein al vertice del Pd. Tre giorni dopo essersi imposta a sorpresa nelle primarie del partito, la neo-segretaria è volata a Crotone per un corteo di protesta e denuncia per il tragico naufragio di un barcone di migranti a Cutro.
Ai fini di questa breve riflessione spicca il fatto che i leader sotto assedio a Londra e Parigi – il premier Sunak e il presidente Macron – sono stati protagonisti, pochi giorni fa, di una accordo estremamente controverso sulla gestione dei flussi migratori. La Gran Bretagna – decisa a chiudere ogni varco nel Canale della Manica ai migranti irregolari – pagherà alla Francia mezzo miliardo di euro per trattenere i migranti provenienti dal Sud Europa: compresi quelli che risalgono l’Europa dopo aver attraversato il Canale di Sicilia ma senza il rischio di essere manganellati dai flic francesi come alle frontiere di Bardonecchia e Ventimiglia; o di essere deportati in Ruanda, come ha promesso il gabinetto tory agli eventuali sopravvissuti alla Manica.
Elly Schlein – nata in Svizzera da padre americano israelita – sembra invece preoccupata per il “ritorno del fascismo in Italia”, il motivo per il quale è scesa a Firenze e ha marciato – in stile “sardina” – nel suo tour de force di debutto nelle piazze italiane. Quarant’anni fa erano i nouveaux philosophes della Rive Gauche parigina a calare in Italia per solidarizzare con le diverse “autonomie in lotta” negli anni di piombo. Oggi la sinistra radicale di France Insoumise è costretta a presidiare l’Assemblea nazionale, di cui Macron ha provato a negare la sovranità democratica ultima sulla nuova austerity previdenziale. Il generale de Gaulle cadde dopo il Maggio 68 per eccesso di autoritarismo: ma almeno poteva vantare di aver guidato per cinque anni in esilio la resistenza della “France Libre” contro il nazismo. La formazione di Macron è invece avvenuta principalmente nelle stanze della Banque Rothschild. Mentre nessuno ha ancora ben capito dove e come si sia fatta le ossa Schlein, della quale ha preso subito a dubitare anche il concittadino Romano Prodi, leader del centrosinistra nella Seconda Repubblica.
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