Migranti storditi con gli psicofarmaci: è quanto emerge dall’inchiesta choc sul Cpr (Centro permanenza rimpatri) di Palazzo San Gervasio. Gli indagati sono una decina, tra cui medici e membri delle forze dell’ordine. Nel mirino della procura di Potenza è finita la società Engel srl. Le indagini hanno riscontrato decine di migliaia di ore di servizi in meno rispetto al capitolato della gara d’appalto vinta per poco meno di 3 milioni di euro. Ma la procura guidata da Francesco Curcio, come riportato dal Corriere della Sera, evidenzia un fenomeno che aveva già fatto capitolino in alcune testimonianze dell’inchiesta sul Cpr di via Corelli a Milano, cioè la prassi di controllare i migranti turbolenti e assicurare l’ordine pubblico nella struttura, imbottendoli contro la loro volontà o nell’ignoranza delle conseguente, di pesanti psicofarmaci che vengono prescritti solo a chi soffre di epilessia.
I magistrati di Potenza, che inizialmente avevano ipotizzato il reato di tortura, hanno inquadrato le condotte nel reato di maltrattamenti o violenza privata ai danni dei migranti, di cui devono rispondere anche alcuni medici del Cpr, perché avrebbero saputo che i migranti a cui venivano somministrati quei farmaci non soffrivano delle malattie per le quali potevano essere prescritti e perché avrebbero prescritto molte false ricette del servizio sanitario nazionale per procurarsi tutti quei farmaci.
INCHIESTA CHOC SU CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO: AI DOMICILIARI UN ISPETTORE
L’inchiesta di Potenza ha un video, uscito non si sa come dal Cpr e trasmesso il 21 gennaio 2023 da Striscia la Notizia, che mostra uno dei poliziotti in servizio nel Cpr di Palazzo San Gervasio che costringeva un migrante a subire la somministrazione di uno psicofarmaco. L’ispettore Renato Olivieri aveva spiegato alla sua catena gerarchica e poi alla procura che il video non mostrava che il migrante avesse aggredito un’infermiera e provato ad accoltellare il poliziotto. Da qui l’accusa di tentato omicidio allo straniero. Ma ora i pm di Potenza hanno scoperto che la relazione di servizio avrebbe attestato il falso, e quindi anche calunniato il migrante, per giustificare la somministrazione del farmaco.
Inoltre, il poliziotto avrebbe provato a indirizzare in modo analogo la deposizione che l’infermiera stava per rendere ai pm, aggiunge il Corriere della Sera. Pertanto, l’ispettore è finito agli arresti domiciliari per violenza pluriaggravata, in aggiunta al falso ideologico e alla calunnia. Attorno all’ispettore si intreccia un filone che riguarda una possibile truffa da 8mila euro legata a false indennità di servizio.
LE ANALOGIE CON L’INCHIESTA DI MILANO
In un’altra costola dell’inchiesta risultano perquisiti altri poliziotti e avvocati, su cui gli inquirenti vogliono effettuare degli approfondimenti per eventuali casi di concussione o «induzione indebita a dare o promettere utilità» nelle nomine dei difensori di fiducia man mano nominati dai migranti trattenuti nel Cpr. Il gip, infine, ha accolto la richiesta della procura di sequestro di soldi ai danni della società che gestiva il Cpr. Non per tutti i 2,9 milioni di euro ricevuti dallo Stato, ma per la quota di profitto ricavato al netto delle spese di gestione, 380mila euro.
Invece, per il gestore Alessandro Forlenza e la rappresentante legale della società Engel Italia sono state disposte interdizione per 12 mesi dal contrattare con la Pubblica Amministrazione. Si tratta dello stesso Forlenza gestore del Cpr di via Corelli a Milano finito invece nel mirino della magistratura meneghina. Lo scorso 20 novembre, infatti, la procura di Milano aveva tolto l’amministrazione di tale Cpr a Forlenza, difeso dall’avvocato Michele Sarno e indagato con la sua società La Martinina srl per «frode in pubbliche forniture» e per «falso» nell’appalto 2020-2023 da 4 milioni l’anno.