È stata appellata “legge spia” la proposta sui migranti del governo in Svezia che sta facendo discutere, perché costringerebbe i dipendenti del settore pubblico a denunciare alle autorità le persone prive di documenti. Il progetto, però, rientra nell’accordo stretto tra i partiti di destra del governo (conservatori, cristiano-democratici e liberali) e quello di estrema destra, i Democratici Svedesi, con l’obiettivo di rivedere al ribasso la politica migranti Svezia, allineandola al minimo stabilito dall’Unione europea. Infatti, senza questa intesa non sarebbe nato il governo di coalizione.



Chi non ha carta identità o permesso di soggiorno, avrebbe maggior difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria, mentre molti minori senza documenti potrebbero essere esclusi dalla scuola. L’iniziativa del governo ha già suscitato le critiche di medici e infermieri, che stanno invocando la disobbedienza civile, mentre il comitato etico degli insegnanti ha avvertito riguardo il diritto di ogni bambino all’istruzione. Anche assistenti sociali e bibliotecari si sono uniti all’allarme riguardo la proposta in fase di studio da parte di un comitato nominato dal governo svedese.



MIGRANTI SVEZIA, L’ALLARME SULLA “PROPOSTA DISUMANA”

Anche se la proposta legislativa è agli albori, l’idea che fino a un milione di lavoratori debbano segnalare ogni contatto con persone prive di documenti sta suscitando un’ampia opposizione non solo tra le associazioni professionali, ma anche negli attivisti per i diritti. «Questa proposta è assolutamente disumana», secondo Michele LeVoy della Piattaforma per la cooperazione internazionale sui migranti senza documenti. L’impatto potrebbe essere di vasta portata: ad esempio, le persone potrebbero esitare a mandare i bambini a scuola e a non accedere all’assistenza sanitaria o a denunciare i crimini commessi contro di loro.



«Le persone saranno, in un certo senso, terrorizzate. Perché mai qualcuno dovrebbe voler andare da qualche parte sapendo che la cosa principale che accadrà è che sarà semplicemente denunciato», ha aggiunto LeVoy. Per le associazioni professionali questa proposta potrebbe minare la fiducia che hanno faticosamente costruito, alimentando invece il razzismo e amplificando la stigmatizzazione. Per LeVoy queste misure rispecchiano una tendenza crescente in Europa a criminalizzare la solidarietà con le persone prive di documenti.

ANCHE LA FINLANDIA VALUTA “LEGGE-SPIA”

La Svezia però non è un caso isolato perché, stando a quanto riportato dal Guardian, anche la Finlandia sta valutando la possibilità di estendere gli obblighi di denuncia delle persone prive di documenti, mentre in Germania gli uffici di assistenza sociale hanno lottato per due decenni con gli obblighi di denuncia. LeVoy ha citato anche il caso britannico e le politiche ostili di Theresa May nel 2012 per limitare l’accesso al lavoro, ai sussidi, ai conti bancari, alle patenti di guida e ad altri servizi essenziali per coloro che non potevano dimostrare di avere il diritto legale di vivere in Gran Bretagna.

Poi emerse che molti di coloro che si trovavano legalmente nel Regno Unito non erano in grado di dimostrare il proprio status e quindi il Ministero degli Interni britannico spesso classificava erroneamente i residenti legali come trasgressori dell’immigrazione. Secondo LeVoy, la Svezia potrebbe correre un rischio simile. Invece, il ricercatore Jacob Lind, esperto di migrazione internazionale, ritiene che il progetto di legge svedese possa avere un impatto minimo sulla riduzione del numero di migranti.

«Molte persone non se ne andranno. Finiranno solo per trovarsi in un’ulteriore situazione di miseria. Si otterrà l’effetto opposto: la società avrà ancora meno contatti con le persone che si trovano in questa situazione, aumentando ulteriormente la loro vulnerabilità e rendendole ancora più sfruttabili», ha dichiarato.

IL PIANO PER PAGARE I MIGRANTI PER FARLI ANDARE VIA

Ma non è l’unica idea a cui sta lavorando la Svezia: stando a quanto riportato da The National News, agli stranieri che diventano cittadini svedesi potrebbe essere offerto del denaro per lasciare il Paese, in un’ottica di riduzione dell’immigrazione netta. Un programma di uscita volontaria offre ora 10.000 corone svedesi (868 euro) più le spese di viaggio ai rifugiati che vogliono lasciare il Paese, ma un’indagine ha raccomandato di allargare la proposta ai cittadini svedesi naturalizzati e alle famiglie degli immigrati, mentre è stata respinta l’idea di aumentare il sussidio nel caso in cui questo mandi un segnale agli immigrati che “non sono i benvenuti in Svezia”.

Il rapporto afferma che le sovvenzioni non dovrebbero essere concesse alle persone che si trasferiscono all’interno dell’Ue o in un altro Paese con stretti legami migratori con la nazione. Tuttavia, l’indagine «ammette di non essere riuscita» a trovare una politica che possa «aumentare considerevolmente» la migrazione volontaria dalla Svezia. «Questo fallimento è dovuto all’apparente mancanza di esperienze o indicazioni di metodi appropriati», conclude l’indagine.