Dopo la decisione del Tar di sospendere l’ordinanza di Nello Musumeci sui migranti, il governatore della Regione Sicilia attacca il magistrato che ha firmato il decreto, Maria Cristina Quiligotti, presidente del Tribunale amministrativo di Palermo. «Il governo nazionale ha impugnato la nostra ordinanza, lo ha fatto al Tar con un magistrato che non appare al di sopra di ogni sospetto». Musumeci parla di una «malalingua» secondo cui la magistrata è stata «consulente di Zingaretti che è il capo del partito più importante al governo». Il riferimento è alla nomina della Quiligotti tra i «saggi della Regione Lazio per la semplificazione normativa». Il governatore siciliano rilancia l’attacco: «Sta facendo effetto la decisione del Tar di Palermo che annulla la mia ordinanza la macchina infernale del potere si è messa in moto e produce effetti: la macchina del potere sappia che non ci facciamo intimidire». (agg. di Silvana Palazzo)



MIGRANTI, TAR SOSPENDE ORDINANZA MUSUMECI

Dopo che ieri il Governo aveva impugnato l’ordinanza del Governatore Sicilia Nello Musumeci sulla chiusura degli hot spot migranti, oggi il ricorso legale vede un primo pronunciamento da parte del Tar: ebbene, il Tribunale Amministrativo di Palermo accoglie la richiesta di sospensione immediata dell’ordinanza di sgombero dei centri d’accoglienza regionali e dà così ragione al Viminale. La richiesta è stata presentata ieri direttamente dal Governo Conte e con un provvedimento immediato il Tar scrive nel proprio decreto di sospensione: «Le misure adottate con l’impugnato provvedimento sembrano esorbitare dall’ambito dei poteri attribuiti alle regioni, laddove, sebbene disposte con la dichiarata finalità di tutela della salute in conseguenza del dilagare dell’epidemia da Covid-19 sul territorio regionale, involvono e impattano in modo decisivo sull’organizzazione e la gestione del fenomeno migratorio nel territorio italiano, che rientra pacificamente nell’ambito della competenza esclusiva dello Stato ai sensi dell’art. 117, co. 2, lett. b), della Cost, e, peraltro, sono certamente idonee a produrre effetti rilevanti anche nelle altre regioni e, quindi, sull’intero territorio nazionale, nel quale dovrebbero essere trasferiti, nell’arco delle 48 ore decorrenti dalla pubblicazione dell’ordinanza, i migranti allo stato ospitati negli hotspot e nei centri di accoglienza insistenti sul territorio regionale, Inoltre la disposta chiusura dei porti all’accesso dei natanti di qualsiasi natura trasportanti migranti sembra esorbitare parimenti dalla competenza regionale».



LA REPLICA AL TAR DEL PRESIDENTE MUSUMECI

Non solo, il Tar siciliano è intervenuto – oltre che sullo sgombero degli hotspot di Pozzallo e Lampedusa – anche sulla chiusura dei porti ai migranti disposta sempre da Musumeci con la sua ordinanza: «La disposta chiusura dei porti all’accesso dei natanti di qualsiasi natura trasportanti migranti sembra esorbitare parimenti dalla competenza regionale». Come primo commento a caldo alla decisione del Tribunale amministrativo, il Governatore della Sicilia Musumeci su Facebook riporta tutto il disappunto per il ricorso del Governo accolto: «sospendere l’ordinanza senza ascoltare la regione è stata una scelta non condivisibile, ma andiamo avanti». Il Presidente di Regione non condivide la misura cautelare del Tar di Palermo «come può essere concesso a rischiesta della parte e come noi abbiamo formalmente chiesto, non avendo potuto depositare le nostre difese. Tuttavia, se in pochi giorni sono stati trasferiti oltre 800 migranti è la dimostrazione che serve denunciare il problema ad alta voce. Sulla nostra competenza in materia sanitaria non faremo un solo passo indietro». Martedì prossimo, annuncia ancora Musumeci, a Lampedusa sbarcherà la task force regionale per verificare quello e tutti gli altri 40 centri di accoglienza censiti in Sicilia: «È una battaglia di civiltà dalla quale non ci possiamo esimere. Al governo di Roma chiedo ancora una volta di proclamare lo “stato di emergenza” su Lampedusa“ e di esercitare nei fatti le competenze che rivendica. Altrimenti sono solo chiacchiere e i problemi restano tutti sulle spalle e sulla pelle dei siciliani».

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