Si è concluso nella tarda serata di ieri – giovedì 17 ottobre 2024 – un vertice a metà tra il formale e l’informale che ha raccolto a Bruxelles tutti i leader dei 27 per un ‘mini’ Consiglio europeo: tra i tanti temi affrontati quello dei migranti ha occupato una larga parte delle conversazioni, seguito da rimandi anche alla questione Ucraina e alla crisi in Medio Oriente; il tutto fine a trovare una nuova strategia comune in grado di mettere d’accordo tutti i vari sentimenti (e risentimenti) nazionali, in particolare sullo scottante tema dei migranti che nell’ultimo periodo ha visto diversi paesi – tra cui l’Italia – agire per conto proprio destando sia critiche, che pareri positivi.
Per ora non ci è ancora possibile sapere nel dettaglio di cosa si sia discusso durante il vertice, ma resta certo che la discussione sui migranti è stata “approfondita” e “costruttiva” – almeno a detta di Charles Michel e del cancelliere tedesco Olaf Scholz – tracciando i primissimi passi per una legge che verrà presentata e discussa nel corso delle prossime settimane: una promessa fatta dalla neoeletta presidente Ursula von der Leyen che per la prima volta negli ultimi anni ha assunto posizioni più dure a favore della chiusura e del controllo dei confini contro i traffici illegali di esseri umani.
L’UE apre alla gestione italiana dei migranti con l’ipotesi di nuovi siti di rimpatrio fuori dal territorio dei 27
Proprio von der Leyen ha sottolineato che – ora più che mai – è necessario trovare “modi innovativi” per il contrasto ai migranti illegali che saranno contenuti in “una proposta legislativa” che mirerà a rendere più efficiente il sistema dei “rimpatri [degli] irregolari“: secondo la presidente il primissimo passaggio deve essere una nuova discussione sul concetto di “Paese terzo sicuro” che possa portare – in un secondo momento – allo sviluppo di “siti di rimpatrio al di fuori dell’Unione europea“.
In altre parole, quello che von der Leyen sembra suggerire sui migranti è la necessità di adottare un sistema simile a quello recentemente avviato dall’Italia con l’apertura dei (primi) due centri in Albania: una proposta che fino ad ora ha trovato il parere positivo di numerosi paesi europei, ad esclusione della Spagna – che proprio ieri è tornata a ricordare che si tratta di un modello che “crea problemi” invece che risolverli -, della Germania e del Belgio; mentre l’incerto Macron è tornato ad incitare “un unico modello” di gestione dei migranti ricordando che “se agiamo in modo isolato, distruggiamo gli interessi UE”.