L’Unione europea non riesce a trovare una soluzione all’emergenza migranti. Il leader della Cdu (Unione Cristiano-Democratica di Germania) Friedrich Merz vuole che altri Paesi vengano dichiarati Paesi di origine sicuri. Al Funke-Mediengruppe indica Tunisia, Marocco, Algeria e India, oltre a Moldavia e Georgia, “in modo da poterli rimpatriare immediatamente“. Dunque, non vuole più aspettare l’Ue, che sta facendo lenti progressi nell’affrontare la questione dei flussi migratori, e il governo tedesco, che esita troppo nell’agire contro l’immigrazione irregolare. Come evidenziato da Welt, il numero di arrivi in Germania è alto, ma molti migranti non hanno diritto di restare. Il problema è che le deportazioni spesso falliscono perché i Paesi di origine non riprendono i loro cittadini. La questione affrontata da Merz è, quindi, fondamentale. Ma la sua proposta non risolverà il problema.



La Germania è di gran lunga il Paese di destinazione più popolare. Infatti, l’anno scorso circa un quarto di tutte le domande di asilo nell’Ue sono state presentate in Germania. Quasi la metà di queste domande di asilo non vengono accolte, cioè respinte o non trattate in termini di contenuto. I richiedenti asilo respinti sono allora obbligati a lasciare il Paese. Se tuttavia restano in Germania, possono essere espulsi. Ma ciò non avviene. Infatti, a giugno, in Germania c’erano circa 280mila persone obbligate a lasciare il Paese, ma la maggior parte di loro è rimasta. La riforma dell’asilo dell’Ue dovrebbe alleggerire la pressione sugli Stati membri, perché l’idea centrale è quella di ridurre l’accesso di persone senza diritto alla protezione. Infatti, la riforma prevede che le procedure d’asilo debbano essere effettuate alle frontiere esterne dell’Ue entro poche settimane e in centri chiusi. Ma gli Stati membri non riescono a trovare un accordo su aspetti importanti.



MIGRANTI, “ACCORDO UE-TUNISIA NON STA FUNZIONANDO”

Italia e Grecia sono disposte ad assumersi maggiori responsabilità solo se possono contare sul sostegno di altri Paesi dell’Ue, ad esempio tramite un meccanismo di distribuzione dei rifugiati, ma Paesi come l’Ungheria si oppongono. Inoltre, come evidenziato da Welt, l’Ue ha difficoltà anche con gli accordi di rimpatrio, che vengono negoziati con gli Stati da cui provengono i richiedenti asilo con basse quote di protezione, in modo che possano essere espulsi più facilmente. Tra gli accordi stretti c’è quello con la Tunisia, che non sembra funzionare. L’esperto di migrazione Gerald Knaus lo definisce “un fallimento sotto tutti i punti di vista” all’emittente austriaca Puls 24.



Dopo l’accordo tra Bruxelles e Tunisi, “il numero di persone che attraversano il mare è aumentato drasticamente“. Knaus evidenzia anche l’assenza di qualsiasi concetto di riammissione. Solo recentemente Bruxelles ha cominciato a concentrarsi non solo sugli accordi di rimpatrio, ma anche su quelli di mobilità che facilitano l’ingresso nell’Ue di lavoratori qualificati o studenti. Questo dovrebbe rendere gli accordi più attraenti. Il problema è che la maggior parte dei migranti arriva in Paesi come la Romania, ad esempio, che difficilmente offrono opportunità di lavoro appetibili a lavoratori qualificati provenienti da Paesi terzi come il Marocco. La situazione è a dir poco complessa, infatti alcuni Paesi dell’Ue procedono da soli.

STATI UE PRENDONO IN MANO POLITICA MIGRATORIA

Questo è il caso di Austria e Spagna, gli unici Paesi dell’Ue ad avere un accordo globale sulla migrazione e la mobilità con il Marocco. In particolare, Vienna di recente ha raggiunto un accordo simile con l’India. La Germania ha già negoziato con successo con Nuova Delhi, infatti, da dicembre è in vigore un accordo con una componente di rimpatrio e una di mobilità, ma gli effetti non sono stati subito evidenti. Nel primo trimestre di quest’anno, la Germania ha rimpatriato in India solo 13 persone, ricorda Welt. D’altra parte, Volker Harms, responsabile del dipartimento del Ministero dell’Interno, ha dichiarato alla Frankfurter Allgemeine Zeitung che le autorità indiane non stanno collaborando, nonostante l’accordo. “Finora non è cambiato nulla nell’approccio dell’ambasciata indiana“. Il solo fatto di essere dichiarati Paesi di origine sicuri è di scarsa utilità se il rispettivo Stato non riprende i richiedenti asilo respinti. Quindi, il caso dell’India dimostra che anche gli accordi globali non sono una soluzione completa. Ciò dimostra che la proposta di Friedrich Merz non è risolutiva. È molto più importante fare pressione sui Paesi d’origine che si rifiutano di adeguarsi, ma non è affatto semplice.