E’ un racconto decisamente introspettivo quello di Mikhail Baryshnikov, celebre coreografo e danzatore sovietico, naturalizzato statunitense, ai microfoni del magazine del Corriere della Sera, Sette. Il ballerino ha raccontato al quotidiano di via Solferino di soffrire di numerose paure e angosce, a cominciare da quella per la morte. In vista della sua esibizione alla Biennale Danza di Venezia 2021, che prenderà il via il prossimo 23 luglio e che andrà avanti fino all’1 agosto, ha spiegato: “La morte forse preoccupa più gli uomini delle donne. Loro vivono più a lungo, con grazia. Noi uomini? Direi più isterici. Anche piagnoni. Un po’ come me”.



Quindi Baryshnikov ha aggiunto: “Ci sono meccanismi, a volte indecifrabili, in grado di legare per decenni due persone. Può accadere in scena tra due artisti. Accade nella vita di chiunque. Rappresenta la quotidianità. Raccontarlo in un film, in una video installazione che rimane per sempre, significa mostrarsi senza difese”. Ancora sulla morte: “Mentirei se dicessi che la morte mi lascia indifferente. Ho oltre 70 anni ed è come sentissi alle mie spalle il rumore di passi pesanti. Incalzano e indicano la fine. Mia moglie Lisa (anche lei ballerina, Lisa Rinehart, ndr), mi prende in giro. Quando arriva un nuovo copione o una nuova proposta di lavoro mi guarda e afferma: ‘Anche questo parla di morte?’”.



MIKHAIL BARYSHNIKOV: “LA NASCITA DI MIA FIGLIA UN MOMENTO POTENTE”

Paure e timori ma anche tante gioie: «La notizia della nascita della mia prima figlia. Un momento… Potente – ha spiegato Mikhail Baryshnikov – Diventare padre. Rendersi conto di avere responsabilità non solo verso sé stessi e l’arte. Ma anche nei confronti di un altro essere umano. Certo ci sono anche le preoccupazioni, la responsabilità delle scelte, ma la felicità, questo sì, posso confermarlo è immensa». E quando il giornalista chiede a Mikhail Baryshnikov se lo stesso sia credente, il ballerino replica: «Non sono praticante o credente nel senso tradizionale di questo termine. Ma credo in quella che definisco divinità dell’uomo e in un Creatore».

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