Sono stati tutti condannati gli undici ragazzi che avevano minacciato via social Mila, la giovane 17enne francese che dal 18 gennaio dell’anno scorso vive sotto scorta dopo aver espresso il proprio pensiero su Instagram contro l’Islam. «Ti troveremo, ti legheremo e ti tortureremo, piccola puttana razzista»; «Ti farò fare la fine di Samuel Paty (il professore delle medie decapitato da un terrorista islamico, ndr)»; «Sarà per me un vero piacere accoltellarti e lasciarti marcire in un bosco»; «Fatela esplodere», questi sono solo alcuni del messaggi che la 17enne aveva ricevuto dopo aver esternato il proprio punto di vista, e per tali minacce gli undici (su 13) imputati, tutti ventenni e incensurati, sono stati condannati con pene dai quattro ai sei mesi con la condizionale, e obbligati a pagare ciascuno 1.500 euro di danni e 1.000 di spese legali della giovane.



Uno è stato invece assolto per un vizio di procedura, mentre un altro è stato assolto perchè ha chiesto scusa e la sua richiesta di perdono è risultata essere sincera. Una sentenza che era molto attesa in Francia in quanto argomento di dibattito per due questioni pregnanti: la difesa della laicità, della libertà di espressione e il diritto alla blasfemia, garantito dalla costituzione francese, e nel contempo, la lotta contro l’odio online, i famosi hater. «I social media sono come la strada – ha detto il presidente del tribunale Michaël Humbert, che ha condannato gli undici ragazzi – quando per strada incontrate qualcuno che non vi piace, non lo insultate, non lo minacciate, non vi prendete gioco di lui. Quel che non va fatto per strada, non va fatto neanche sui social media».



MILA, UNDICI CONDANNE DOPO INSULTI ALL’ISLAM: “VOGLIO RINGRAZIARE I MIEI GENITORI”

Gli undici condannati sono solamente una piccola parte delle centinaia di persone che dal gennaio del 2020 ad oggi hanno preso di mira Mila, costringendola a lasciare il liceo che frequentava e a vivere per diversi mesi in una caserma. La giovane avrebbe infatti ricevuto circa 50mila messaggi d’odio solo dall’inizio del 2021, all’incirca trenta per ogni minuto.

«Vorrei cominciare con il ringraziare i miei genitori – le parole di Mila in tribunale, dopo la sentenza, riportate dal Corrierea della Sera – per la forza che hanno dimostrato finora, perché sono 18 mesi che vivono lo stesso mio calvario quando non avevano chiesto niente. Ringrazio il mio avvocato per la sua perseveranza, per quel che ha fatto finora e che farà in futuro, una persona ammirevole. Ringrazio le forze dell’ordine per garantire così bene la mia protezione, ringrazio le femministe che mi hanno sostenuto e mi dispiace per le altre che non lo hanno fatto perché allora non le considero femministe, ringrazio le associazioni anti-razziste che hanno avuto il coraggio di sostenermi, mentre le altre che non lo hanno fatto non lottano davvero contro il razzismo. Abbiamo vinto e vinceremo ancora. Non dobbiamo arrenderci».