Si è fatta sera. Siamo al termine della 33ª giornata del campionato di Serie A. A San Siro, a Milano, le luci dello stadio Meazza illuminano i colori del derby della Madonnina. Le squadre scendono in campo fra lo sfavillare dei gonfaloni delle curve, le urla delle tifoserie, il gracchiare dell’altoparlante che annuncia i nomi dei 22 gladiatori calcistici. È una serata particolare che annulla tutto quanto è avvenuto in questa giornata; la squadra nerazzurra potrebbe, al termine della sfida, conquistare la sua seconda stella che indica il trionfo in 20 campionati. Bauscia e casciavit sugli spalti fremono, l’adrenalina è sparsa a tonnellate in tutto lo stadio, i pochi spettatori neutrali si chiudono in sé stessi, intimoriti e, in fondo, felici di non far parte della baraonda. Silenzio, l’arbitro ha dato il via. L’Inter gioca nella tradizionale formazione, il Milan ha spostato Leao al centro dell’attacco. I nerazzurri hanno vinto gli ultimi 5 derby, la statistica è contro di loro, penso che Inzaghi si accontenterebbe anche di un pareggio. Con la difesa a tre, il Milan tiene alti Musah ed Hernandez per non farsi schiacciare da Dimarco e Darmian.



Ma quando gli dei del calcio decidono, non c’è nulla che possa opporsi ai loro desideri e, summa injuria, è proprio un ex milanista, con una zuccata imparabile, a gonfiare, dopo una ventina di minuti di equilibrio, la rete di Maignan. L’eroe è Acerbi. Trema la curva nord, si affloscia la sud, regno dei rossoneri. Poi le squadre si trascinano all’intervallo senza grandi momenti di esaltazione, fatta salva una ciabattata sopra la traversa di Lautaro, liberissimo a due metri dalla porta avversaria. Inizia il secondo tempo e Thuram fa saltare il Meazza neroblu bucando tutta la difesa milanista. Il fumo del Biscione sta accecando il diavolo rossonero. La tifoseria interista comincia i festeggiamenti, calma boys, il viaggio è ancora lungo, mancano almeno quaranta minuti! Capisco, è iniziata la notte magica per la squadra dai colori del cielo e della notte che, nata dieci anni dopo la rivale milanese, arriva a conquistare per prima la seconda stella.



All’approssimarsi dell’ora di gioco, Pioli ha tentato di tutto, sostituendo i centrocampisti e rinforzando l’attacco con Giroud. Piccoli ritocchi anche da parte di Inzaghi ma mantenimento del gioco, cambiano i soldati ma non l’inquadramento del reggimento. Un brivido percorre la schiena della tifoseria bauscia, segna Tomori a dieci dal termine. Grande sgaggia, mai festeggiare prima del dovuto. Il Milan, novello Enrico Toti, butta anche la stampella contro le coorti nemiche nel nobile desiderio di vendere cara la pelle. L’Inter si difende con l’armonia di chi sa che ormai manca poco e anche un pareggio rinvierebbe di poco la grande festa. Al 90º la Beneamata è scudettata ma i minuti di recupero non passano mai. Non accade nulla: grande Inter, scudetto meritatissimo e arrivato battendo la seconda in classifica. Scendono dal cielo due stelle da assegnare ai valorosi nerazzurri che ad esse aggiungeranno lo scudetto dipinto di bianco, rosso e verde, colori che ben si addicono alle maglie interiste, quelle dei Campioni d’Italia.

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