CHIESA DI MILANO, LE CONFESSIONI E I PECCATI “DIMENTICATI”
Un recente studio all’interno della Diocesi di Milano conferma un trend in controtendenza rispetto alla contemporaneità: i fedeli cattolici desiderano ancora confessarsi e lo fanno in grandi numeri tra i frequentatori abituali delle celebrazioni. Però – rivela un’inchiesta di “Libero Quotidiano” – i milanesi tendono a confessarsi spesso senza dire più i peccati: «ora le persone vengono per chiedere consigli e vogliono essere consolate», racconta il parrocco di San Pietro in Sala, zona Wagner, alla collega di “Libero” Giorgia Petani.
Le varie voci dal territorio della vasta Chiesa di Milano tendono a confermare le medesime sensazioni di una riscoperta volontà di confrontarsi con i sacerdoti nel Sacramento della Confessione, con però forti diversità rispetto al passato: «I milanesi sembrano non voler rinunciare al momento della confessione, e nonostante la frenesia della vita cittadina, continuano a ritagliarsi un momento da dedicare alla propria fede», racconta ancora il dossier preparato da “Libero”. Per molti milanesi, racconta don Cesare della parrocchia di San Leonardo da Porto Maurizio, la confessione è un’occasione «per chiedere aiuto al discernimento di ciò che è giusto e di ciò che è importante vivere per essere coerenti con le proprie convinzioni».
“GIOVANI NON AMMETTONO I PROPRI SBAGLI”: LE VOCI DALLE PARROCCHIE DI MILANO
La qualità delle confessioni, spiega ancora i parroci milanesi, sono molto intense anche per cercare di comprendere quale sia l’origine del proprio male, ma spesso faticano a raccontare i propri peccati: «è diventato il sacramento della consolazione», racconta don Domenico Storri, della parrocchia di San Pietro in Sala, «vengono a chiedere consiglio su alcune situazioni della propria vita quotidiana. Il senso del peccato vero e proprio è un po’ più in crisi». Sembra quasi che sia molto più difficile capire quale sia il confine tra bene e male, è un problema di “giudizio” che si allarga anche ben al di fuori del tema confessioni.
Per di più tra i giovani, racconta ancora don Domenico, «spesso si tende a sminuire il proprio sbaglio. C’è anche la difficoltà dei giovani ad avvicinarsi all’aspetto sacramentale. Spesso sento dire: “siamo credenti, ma poco praticanti». Il Presidente della Caritas Milano, Don Paolo Selmi, a “Libero” ha poi raccontato che il dato di fatto centrale del giorno d’oggi è che la gente si confessa di meno ma al contempo sono più consapevole e pensate: «C’è dietro un percorso, un itinerario penitenziale di riconciliazione. Non sembra esserci più l’esigenza di doversi pulire solamente la coscienza». La conferma arriva anche dal parroco di San Gregorio Magno a Milano per cui i fedeli cattolici oggi vengono a confessarsi solo se davvero pentiti, «Non è apparenza. Un tempo, per tradizione ed educazione, ci si recava spes- so in confessionale solo perché lo si deve fare»; insomma è cambiata in meglio la situazione secondo diversi parroci, in quanto la confessione è giusto che sia «un atto di sincerità». Lo dice anche fra Giacomo della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù dei Frati Minori Cappuccini: «Le persone sentono la necessità di avvicinarsi maggiormente a Dio».