Un’indagine scattata l’anno scorso per alcune minacce ricevute da Daniele Capezzone su Instagram ha portato all’arresto di un 28enne marocchino, El Mahdi Tbitb, per istigazione al terrorismo. Il gip di Milano Lorenza Pasquinelli ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, che è stata eseguita dalla polizia. L’uomo, accusato di istigazione a delinquere, è stato indagato anche per associazione con finalità di terrorismo internazionale. A occuparsi dell’indagine è stata la Digos della questura di Milano con la sezione Antiterrorismo internazionale che contrasta l’estremismo e il terrorismo esterno della Direzione centrale della polizia di prevenzione, sotto il coordinamento della procura meneghina.



La denuncia risale al novembre scorso, quindi i poliziotti sono arrivati all’uomo, già noto a loro per reati contro la persona, il patrimonio e in tema di sostanze stupefacenti, ma fino ad allora non aveva destato alcun motivo di sospetto per quanto riguarda l’estremismo e il terrorismo. Ma le indagini hanno riscontrato un percorso di radicalizzazione a livello ideologico e religioso del 28enne marocchino che è stato preoccupante e rapido.



LA RADICALIZZAZIONE DEL 28ENNE MAROCCHINO

Dopo aver scoperto che dietro le minacce c’era il 28enne marocchino, i poliziotti si sono concentrati sull’attività social, anche alla luce del peggioramento della crisi in Medio Oriente, riscontrando un crescendo di post radicali e antioccidentali in cui si rivolgevano minacce a coloro che «si allontanano dalla strada di Allah». Anche se svolgeva l’attività di mediatore culturale in alcune comunità di accoglienza per stranieri ed era cresciuto in un contesto di valori occidentali, il 28enne aveva rinnegato il suo status e aveva cominciato a definirsi anche sui social come un «musulmano osservante e un mujahid (combattente)».



Quell’apertura nei confronti dell’Occidente è svanita «improvvisamente» e senza un motivo apparente dal 2022. Infatti, se prima si diceva orgoglioso dell’Italia, dove viveva dal 2011, poi ha maturato «insofferenza e acredine» per l’Occidente, infatti si era dichiarato un mujaheddin e aveva espresso l’intenzione di andare a combattere. I contenuti social del marocchino esprimevano la sua avanzata radicalizzazione: infatti, sosteneva di essere l’incarnazione di Al Mahdi, il messia islamico, un messaggero che, in base alla tradizione islamica, è destinato a restaurare la religione e la giustizia prima della fine del mondo.

Ma le indagini hanno scoperto che vedeva video su come maneggiare le armi da fuoco e inviava pubblicazioni radicali a diverse personalità istituzionali occidentali e arabe perché, a detta sua, sostenitrici di Israele. Sono state raccolte anche intercettazioni che riportano la sua volontà di morire come martire e aveva già prenotato un volo aereo per andare in Giordania e Arabia Saudita, dove era stato in pellegrinaggio a gennaio. Infine, sono emersi contatti via social con un connazionale che era stato espulso dal nostro Paese per ragioni di sicurezza e che era stato indagato per reati analoghi a quelli che hanno portato in carcere il 28enne.

LA DENUNCIA DI DANIELE CAPEZZONE

Le indagini sono scattate dopo la denuncia di Daniele Capezzone, ex parlamentare ora direttore editoriale di Libero: il 28 novembre fece un intervento sul velo islamico nell’edizione serale del Tg4, dove era ospite, quindi Tbitbi gli mandò dei messaggi via social in cui lo attaccava per la posizione che aveva espresso. «Sciacquati la bocca prima di parlare del velo islamico. Volete un paese di p…, un paese di usa e getta. Attenzione, userò tutta la tua famiglia per fartelo capire. (…) Ve lo prometto che vi faccio pagare con la malvagità ogni piccola cosa contro la fede di Dio. Anche con il nucleare. Giuro su Dio», le parole riportate dall’Ansa.