Aljica Hrustic, il 25enne di origine croate che ha ucciso il figlio Mehmed di 2 anni e 5 mesi, deve restare in carcere. Potrebbe uccidere ancora e/o fuggire, quindi il gip di Milano Valerio Natale ha convalidato il fermo ed emesso la misura cautelare in carcere. Ha infatti ritenuto che ci sia «il concreto pericolo di reiterazione del reato» che il «pericolo di fuga». Stando a quanto riportato dall’Ansa, l’autopsia sul corpo del bambino è stata fissata per la prossima settimana. Bisognerà chiarire se il bambino ha subito violenze anche nei giorni precedenti all’omicidio. Quando è stato trovato morto, infatti, aveva i piedi fasciati. Un’ipotesi degli investigatori è che il padre gli abbia bruciato i piedini con delle sigarette e lo abbia ucciso perché si lamentava ancora per il dolore. Nell’interrogatorio il padre del bambino ucciso ha ammesso di averlo preso a botte ma che non avrebbe voluto togliergli la vita. (agg. di Silvana Palazzo)



SINDACO SALA “LE PERIFERIE SIANO LA NOSTRA PRIORITÀ”

Si terrà una fiaccolata questa sera a Milano, in ricordo del bimbo di due anni ucciso negli scorsi giorni dal padre. L’hanno organizzata i residenti della zona dove risiedeva il piccolo, ammazzato a mani nude dal 25enne Hrustic perché si lamentava e piangeva. «E’ un modo per sensibilizzare le istituzioni ma anche i rom. Spero vengano anche loro», le parole di Antonio Santoiemma, un residente del posto nonché il promotore dell’iniziativa, parole pubblicate da Giustizianews24. Lo stesso Santoiemma ha deciso di presentare una denuncia/querela nei confronti del Tribunale per i minorenni e dell’amministrazione comunale, colpevoli, a suo modo di vedere di «concorso morale in omicidio» perché non hanno tolto Mehmed (il nome della piccola vittima) ai genitori. Una vicenda di povertà e degrado che pone i riflettori per l’ennesima volta sulle periferie, spesso e volentieri abbandonate a se stesse e lasciate in mano alla criminalità: «Le periferie – le parole del primo cittadino di Milano, Beppe Sala – devono essere la nostra priorità, tanto a parole quanto nei fatti. Se i fondi ci sono, come hanno sostenuto il ministro Toninelli e il Presidente Fontana, sfruttiamoli!». Intanto Hrustic verrà interrogato nelle prossime ore da parte del gip che dovrà convalidare o meno il fermo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



MILANO, BIMBO UCCISO IN CASA: LE PAROLE DEL PADRE

Il bimbo di due anni e mezzo di Milano, ucciso dal padre negli scorsi giorni, è stato ammazzato perché si lamentava. Orrore su orrore dai verbali degli interrogatori ad Alija Hrustic, il 25enne nato a Firenze ma di origini croate, che due giorni fa ha ammazzato il proprio bimbo a mani nude: «Quando sono tornato a casa ho provato a dormire – il suo racconto agli inquirenti – ma non riuscivo perché lui si lamentava continuamente, allora mi sono alzato e gli ho dato dei pugni, forse anche dei calci… Sì ho visto che rantolava, non respirava… poi sono uscito, ma non pensavo che stava morendo, sono uscito in macchina e poi dopo… ho chiamato i soccorsi». Parole che fanno venire i brividi, ma gela ancora di più il sangue scoprire perché quel piccolo si lamentava: come riferito dall’edizione online del quotidiano Il Giorno, il bimbo era stato torturato dal padre la sera prima, gli aveva bruciato i piedi con un accendino. La madre li aveva fasciati in qualche modo ma Mehmed non riusciva a dormire perché le due estremità degli arti gli facevano ancora male e di conseguenza piangeva e si lamentava.



MILANO, BIMBO UCCISO PERCHÉ SI LAMENTAVA

Così Alija, che invece voleva riposare, si è alzato di notte ed ha iniziato a scagliare la sua furia contro quel piccolo, fermandosi solo quando non respirava più. La chiamata ai soccorsi è giunta alle ore 5:00 di mattina, ma secondo i medici che hanno soccorso il bimbo lo stesso era già morto da almeno un paio d’ore. I pm che lo hanno ascoltato in questi giorni raccontano di un uomo lucido, per nulla empatico, come se quello che avesse ucciso non fosse nemmeno suo figlio. Mehmed, che tutti conoscevano come Ronald, veniva picchiato e torturato da tempo, anche se solo l’autopsia stabilirà con esattezza da quanto tempo e cosa ha subito nelle ultime settimane quel povero bambino. Il 25enne di origini croate è stato fermato al Giambellino, quartiere di Milano, in compagnia delle due figlie di 3 e 1 anno, e agli inquirenti ha spiegato di aver fatto uso di droga prima di aver ucciso il bimbo.