In quel di Milano le malattie infettive sembrano star trovando un terreno fertile ed ideale per proliferare, diffondersi e raggiungere quante persone possibili, con un vero e proprio boom che sta destando (per ora, fortunatamente, poche) preoccupazioni negli esperti: a dircelo è il più recente rapporto denominato ‘Miami’ dell’Agenzie di Tutela della Salute – meglio nota semplicemente come ‘Ats’ – che ha preso in esame di dati epidemiologici del primo semestre del 2024 riferiti all’intero hinterland milanese.



Dati – quelli sulle malattie infettive – che probabilmente possono essere facilmente trasposti anche in altri territori del nostro bel paese, ma che sembrano al contempo essere gonfiati dal fatto che parliamo (a tutti gli effetti) del territorio più densamente popolato dell’intera penisola e con uno dei sistemi sanitari più sviluppati e attenti. Ma lasciando da parte le (certamente doverose) premesse, è interessante notare come a Milano siano ricomparse malattie che altrove sono considerate quasi del tutto debellate, a partire dal morbillo, per arrivare anche alla scabbia e ad un vero e proprio boom di malattie sessualmente trasmissibili.



Il report dell’Ats di Milano sulle malattie infettive: preoccupano la legionella e il morbillo

Scendendo nel dettaglio del report dell’Ats sulle malattie infettive nel milanese vale la pena partire da quella che è considerata – almeno allo stato attuale – la più diffusa: ci riferiamo (quasi ovviamente) alla legionella, protagonista di un vero e proprio cluster di 53 infetti e quattro decessi nelle cittadine di Corsico e Buccinasco; con un dato provinciale che supera i 180 pazienti individuati e – almeno in larghissima parte – trattati senza grandi difficoltà o complicazioni.



Preoccupa al contempo anche il boom di casi di morbillo, schizzati a 66 (un terzo sfociato in ricoveri ospedalieri) nei primi sette mesi di quest’anno rispetto agli appena 5 che si erano registrati nello stesso lasso di tempo lo scorso anno: un fenomeno che secondo il direttore del dipartimento di Igiene e prevenzione sanitaria Ats di Milano Marino Faccini – sentito dal Corriere – è legato al fatto che nella popolazione over 30 l’immunità data dal vaccino (lo ricordiamo: non obbligatorio) è pari a circa il 20% rispetto al 95% che si registra tra gli under 10.

Altri tre capitoli del report sulle malattie infettive ci parlano anche di un boom di scarlattina (con quasi 3mila contagi in sei mesi, dei quali 22 particolarmente gravi), scabbia e malattie sessualmente trasmissibili – quest’ultimo collegato da Faccini ad un maggiore ricorso ai test tra i giovani -; mentre gli unici dati positivi si registrano in merito alla varicella, scesa dai più di 5mila casi del 2019 ad appena 158 nel corso di questi ultimi sei mesi grazie alla diffusione sempre più massiccia del vaccino.