L’analisi del procuratore di Napoli Nicola Gratteri sull’evoluzione della criminalità organizzata transnazionale durante il recente convegno sul traffico internazionale di stupefacenti, tenutosi a Palermo, ha messo in rilievo una cruda lettura delle inflitrazioni della mafia nel cuore dell’economia dell’hinterland milanese e della movida “dorata” nel cuore del capoluogo lombardo.



Nel corso del suo intervento a Palazzo di Giustizia, nell’ambito dell’evento organizzato dalla Scuola Superiore della Magistratura e dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo con il Programma Falcone-Borsellino della Farnesina, Gratteri ha sottolineato i passaggi cruciali dello sviluppo degli interessi malavitosi al Nord, in particolare relativamente al traffico di droga, e quella che è stata la sua attività di indagine a partire dal 1989.



Il procuratore capo di Napoli: “Quando iniziai le mie indagini, i grandi magistrati storcevano il naso”

Secondo quanto descritto dal procuratore di Napoli, quando iniziò questo tipo di indagini ci furono pezzi grossi della magistratura pronti a storcere il naso e a fare battute con tono volto a minimizzare la portata del suo lavoro: “Ma Gratteri fa solo droga“. C’è un passaggio importante dell’intervento nel convegno di Palermo, un punto sul quale il magistrato ha fatto un inciso che non è passato sottotraccia: “Oggi – ha dichiarato davanti alle telecamere –, noi abbiamo tutti i supermercati nella cintura milanese che sono in mano alla ‘ndrangheta della Jonica, tutti i locali pubblici, i locali di divertimento dove vanno calciatori, attori, del centro di Milano sono in mano alla ‘ndrangheta. Ricordo che negli anni ’89-’90 io parlavo con i procuratori di Rotterdam, dicevamo ‘Attenzione che qui avete la ‘ndrangheta’, non ci hanno ascoltato“.



Poche settimane fa, una maxi operazione della Guardia di Finanza a Milano ha portato all’esecuzione di 14 misure cautelari e allo smantellamento di una rete di ‘ndrangheta estesa in modo capillare tra i locali della movida meneghina. L’inchiesta culminata nel blitz delle Fiamme gialle è sfociata anche nel sequestro di diverse società di gestione di attività ricettive nel Milanese, tra le contestazioni l’associazione per delinquere di stampo mafioso, l’intestazione fittizia di beni, l’estorsione e il traffico illecito di rifiuti. Secondo quanto emerso dall’attività investigativa, uno degli indagati sarebbe già riconosciuto in sede giudiziaria come appartenente alla cosca Piromalli della piana di Gioia Tauro e considerato attivamente impegnato in una “infiltrazione nel settore dei locali di intrattenimento presenti nelle più rinomate aree della movida milanese“.