Prima il malore in carcere, poi la detenuta incinta perde il bambino: bufera a Milano per quanto accaduto nei giorni scorsi ad una detenuta incinta. Si è sentita male nel carcere di San Vittore, dove era arrivata in esecuzione di un ordine di arresto. Dopo il malore la detenuta incinta è stata trasportata in ospedale, lì è morto il neonato. A darne notizie è l’Agi, che cita fonti qualificate. La vicenda risale ai giorni scorsi dopo che è entrata in vigore un’ordinanza della Procura di Milano in base a cui diventava obbligatorio l’ingresso negli istituti di pena delle donne incinte o con bambini di un anno di età in presenza dell’ordine di esecuzione di un arresto.



Una svolta che ha suscitato le proteste della Camera Penale, visto che la Procura di Milano ha revocato una precedente circolare del 2016 che invece raccomandava di non eseguire questi ordini di arresto. Una svolta arrivata dopo i servizi di Striscia la notizia sulla piaga dei borseggi a Milano. Il tg satirico aveva quindi riportato la novità della recente circolare della Procura di Milano, che di fatto attribuiva al giudice di Sorveglianza la decisione relativa alla detenzione delle donne incinte o con bambini di un anno.



DETENUTE INCINTE, CIRCOLARE MODIFICATA DOPO SERVIZI STRISCIA…

Striscia la notizia

la definì una modifica importante per il lavoro delle forze dell’ordine sul territorio, in quanto mira ad attenuare anche il fenomeno dei borseggi, «non consentendo più alle ladre di sfruttare la loro condizione per continuare a delinquere liberamente». Da un punto di vista pratico, secondo quanto riportato da Agi, però si tratta in realtà di un soggiorno breve in carcere, di solito non superiore a 24 ore, in attesa che il Tribunale di Sorveglianza prenda atto delle condizioni che non consentono la permanenza della madre e dei bambini, come previsto dal codice penale.



Ma si tratta di un passaggio che per gli avvocati e il Garante dei diritti delle persone detenute andrebbe evitato, in quanto si ha il dovere di “custodire” donne e bambini quando entrano in carcere, ma lì non c’è un servizio ginecologico. Inoltre, in una lettera all’aggiunto Maurizio Romanelli della Procura di Milano, citata dall’agenzia di stampa, si fa notare che la detenzione per poche ore peraltro comporta costi per l’immatricolazione e «viola i diritti dell’infanzia». Sulla vicenda del neonato deceduto ora sono in corso indagini della magistratura.