Due maestre e la titolare sono state arrestate a Vanzago, in provincia di Milano, perché sono accusate di maltrattamenti all’asilo nido ai danni di 35 bambini di età compresa tra i sei mesi e i 3 anni. Si tratta della stessa struttura che nel gennaio dell’anno scorso era finita al centro di un’altra inchiesta dei carabinieri di Legnano per la quale la medesima titolare e altre 5 maestre erano state sottoposte all’obbligo di firma con il divieto di esercizio della professione per un anno. La proprietaria, però, non avrebbe rispettato l’interdettiva, non solo per continuare a lavorare come maestra, visto che avrebbe commesso nuovi maltrattamenti all’asilo nido sui bambini con altre due educatrici, che non sono le stesse di quelle che erano state già indagate.



Questo provvedimento nasce dall’indagine coordinata dalla procura di Milano nata dalla denuncia di una ex educatrice, non coinvolta, che ha segnalato maltrattamenti all’asilo nido. Quindi, sono state identificate le due maestre e la titolare, inoltre sono state ricostruite le loro condotte per le quali ora sono ai domiciliari. Ma c’erano altre educatrici intercettate che stavano valutando di presentare un esposto anonimo, una delle quali, secondo il Corriere della Sera, sarebbe coindagata.



Ci sono poi altre due indagate per le quali il pm aveva richiesto gli arresti domiciliari, ma il gip li ha negati, perché a una vengono contestati quattro episodi, quindi non ci sarebbe “abitualità”, che è ciò che caratterizza il reato di maltrattamenti, mentre per una stagista è stata riconosciuta la soggezione e il fatto che essendo operativa da una settimana circa, non aveva compreso cosa accadeva nell’asilo nido.

MALTRATTAMENTI ALL’ASILO, COSA È EMERSO DALLE INDAGINI

Le indagini hanno riscontrato che le tre donne indagate urlavano vicino al viso dei bambini per sgridarli e usavano toni aggressivi ed espressioni scurrili, li avrebbero strattonati e tirati per le orecchie, costringendoli con la forza a restare seduti o sul seggiolone, dove a volte venivano lasciati al buio, altri invece venivano chiusi in bagno da soli se non riuscivano ad addormentarsi, oppure li lasciavano in una culla da soli in una stanza se piangevano, senza cambiarli quando era necessario farlo.



Ci sono, infatti, le telecamere installate dagli inquirenti a testimoniare l’accaduto, oltre alla disposizione della titolare di evitare di informare i genitori di eventuali problemi come febbre, pianti o difficoltà a dormire, per evitare che venissero ritirati dall’asilo.

Dall’inchiesta è emerso che il numero delle maestre nell’asilo nido era insufficiente per gestirlo regolarmente, anche quando era andata via un’altra educatrice: ad esempio, c’erano solo due maestre per 25 bambini, ma nei registri delle presenze per i controlli dell’Ats venivano indicate altre educatrici che in realtà non erano presenti, allo scopo di dimostrare che veniva rispettato il rapporto numerico tra maestre e bambini se ci fossero stati controlli. Infine, i maltrattamenti all’asilo nido non si sarebbero fermati neanche dopo i controlli delle forze dell’ordine.