Maltrattamenti, tortura, omissione di soccorso e un singolo caso di (presunto) abuso sessuale: è questo quello che emerge da un’ampia inchiesta avviata nell’agosto del 2022 dalla Procura di Milano che ha messo sotto sorveglianza ambientale il carcere minorile Cesare Beccaria, protagonista quell’anno di un primo caso di torture ai danni di un detenuto 17enne (compiute da un suo coetaneo, identificato nella persona dell’ivoriano Gnagne Lath) e della ormai nota evasione di Natale. Due situazioni che hanno portato alla luce, secondo quanto spiega Ansa che ha visionato le carte dell’accusa, una fitta trama di abusi di potere compiuti dagli agenti del carcere minorile Beccaria di Milano reiterati almeno dal 2022.
Dalle prime informazioni in mano all’agenzia stampa, la Procura ha chiesto provvedimenti contro un totale di 21 agenti penitenziari: per 13 di loro i dirigenti dei corpi di Polizia hanno emesso un’ordinanza cautelare, mentre gli altri 8 sono stati sospesi dall’esercizio pubblico. Come anticipavamo poche righe fa, i fatti contestati agli agenti del carcere minorile Beccaria di Milano risalirebbero almeno a quell’aggressione dell’agosto 2022, quando Lath e due complici (minorenni all’epoca dei fatti) aggredirono il 17enne, con il tacito assenso degli agenti incaricati della sorveglianza (che non intervennero), i quali sono stati anche accusati di aver ripulito l’oggetto usato per sviziare la povera vittima, occultando le prove del reato.
21 indagati tra gli agenti del carcere minorile Beccaria di Milano: i capi d’accusa contestati
L’elenco dei maltrattamenti subiti dai detenuti è piuttosto lungo e ha portato la Procura di Milano a formulare 5 capi d’accusa contro i 21 agenti del Beccaria coinvolti: “maltrattamenti in danno di minori; concorso nel reato di tortura; concorso nel reato di lesioni in danno di minori; concorso nel reato di falso ideologico ed infine una tentata violenza sessuale ad opera di un agente”. In tutti i casi sono state riconosciute anche le aggravanti di “omissione, minorata difesa e abuso di potere”, mentre per le lezioni si parla anche di “motivi abietti e futili e minorata difesa”.
“Su quello che è successo al carcere minorile Beccaria di Milano non posso ancora esprimere giudizi”, ha commentato il sindaco Beppe Sala, citato da Ansa, che ha ricordato anche come la strutture “è stata abbandonata per anni e anni, senza una direzione”, rimettendo tutta la questione in mano alla procura e all’inchiesta. Rosaria Stagnaro (la pm milanese) ha parlato di un singolo ufficio “in cui sono avvenuti parte di questi fatti”, oltre che di altre celle individuate in un secondo momento “prive di telecamere” usate per torture e pestaggi. La collega Letizia Mannella, invece, ha posto l’accento sul “clima invivibile” che c’era nel Beccaria di Milano, raccontando che gli agenti avrebbero usato “sacchetti tipo di sabbia per picchiare [i detenuti]”.