A Milano, riferisce il quotidiano Libero, un alunno autistico della scuola elementare Ilaria Alpi si è visto negare un menù personalizzato dalla mensa scolastica, nonostante le numerose e continue richieste degli insegnanti di sostegno, dell’istituzione scolastica, dei genitori ed addirittura del suo pediatra. Una questione sicuramente drammatica, ma che probabilmente è solamente specchietto di una situazione ben più diffusa sul territorio italiano, e che vede ogni giorno parecchi alunni autistici combattere per il loro diritto ad usufruire di un servizio, quello della mensa scolastica, per il quale pagano e che rappresenta, per chi soffre della patologia, un momento delicato, fatto di esigenze speciali al pari di quelle di chi soffre di allergia.



La storia dell’alunno autistico di Milano, senza menù personalizzato

L’alunno autistico di Milano, infatti, spiegano le sue maestre, ha bisogno di un menù personalizzato per via della selettività alimentare (tratto tipico del disturbo), composto solamente da pasta in banco, al pesto, oppure pizza. Una richiesta, peraltro, piuttosto semplice da soddisfare, ma nelle scuole italiane i menù variano di settimana in settimana e vengono decisi da un pool di nutrizionisti che studiano la dieta migliore in base all’età degli studenti, commissionando le preparazioni ad aziende esterne.



Nel caso della scuola in cui si trova l’alunno autistico in questione, a gestire la mensa è l’azienda Milano Ristorazione, che per un breve periodo ha fornito al bambino piatti di pasta in bianco. Ora, però, la stessa azienda ha comunicato alla scuola che non verranno più serviti menù personalizzati differenti da quelli settimanali e da quelli per studenti con intolleranze, allergie o bisogni alimentari specifici. Sia l’azienda Milano Ristorazione che il Comune non hanno risposto alle domande di Libero sulla questione dell’alunno autistico, ma le maestre non si danno per vinte. “Purtroppo nonostante i tentativi di richiedere una dieta speciale la nostra domanda”, ha scritto in una lettera una delle maestre, “inviata più volte, è sempre stata rifiutata. Viste le specifiche esigenze del bambino non ci è possibile fare altrimenti e credo sia vergognoso rifiutarsi, nonostante la retta pagata dai genitori, di assicurargli almeno un piatto caldo al giorno. Attualmente vi chiedo di mettervi una mano sulla coscienza e trovare il coraggio di mettermi per iscritto questa vostra, molto discutibile, decisione”.

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