Il via libera della Provincia di Milano al Piano di Governo del Territorio (Pgt) che ha seguito quello del Parco Agricolo Sud e della Regione Lombardia ha scatenato un’accesa polemica sui giornali. Motivo del contendere la presunta guerra di competenze tra Provincia e Comune sui 40 milioni di metri quadrati che costituiscono il Parco Sud. «Tanto rumore per nulla – dice a IlSussidiario.net l’assessore all’urbanistica del Comune di Milano, Carlo Masseroli -. Se si lasciasse da parte la dietrologia ci si ricorderebbe che la Legge regionale stabilisce che Regione, Provincia, Comune e Parco, nel passaggio dall’adozione all’approvazione del Piano, devono dare il proprio parere. Non si è verificato perciò nessuno scontro di potere, ma soltanto un passo in avanti nella direzione giusta».
Il Parco Sud perciò non è a rischio?
No. Il Parco Sud coinvolge più comuni, è naturale perciò che occorra un coordinamento e che i pareri vengano espressi all’interno dei Piani di cintura. Questi piani non sono altro che accordi tra enti che la Legge regionale prevede come strumento per decidere lo sviluppo dei diversi ambiti territoriali. In un accordo a più parti non si può certo dire che l’opinione di una di esse prevarica quella degli altri. I veri rischi il Parco li corre, invece, se il Pgt non verrà approvato entro il 14 febbraio.
Ci spieghi meglio?
Questa scadenza è decisiva perché se il Pgt non viene approvato entro i sei mesi prestabiliti decade. Penso sia responsabilità di tutti tenerne conto evitando di giocare sugli equivoci e cercando invece di dare il proprio contributo a questo progetto. Se il Piano dovesse decadere bisognerebbe infatti ricominciare da capo un lavoro di circa tre anni.
Con quali risultati?
Il più pericoloso: la mancanza di regole. A quel punto ci sarebbe davvero da preoccuparsi per il verde, per le infrastrutture, per la mancata regolamentazione dei servizi. Cadrebbe in pratica un’impalcatura che ha lo scopo di garantire lo sviluppo ordinato e coerente della città, mettendo al centro la persona e i suoi bisogni senza compromettere l’ambiente che la circonda. Senza parlare dell’impatto negativo che avrebbe sull’Expo. Senza regole chiare per lo sviluppo della città chi verrà qui sarà di certo molto meno incentivato a investire.
Se invece la collaborazione tra gli enti permetterà di rispettare quella scadenza qual è il progetto che avete sul Parco? C’è chi dice che l’obiettivo vero, anche se non dichiarato, è il suo smantellamento. Cosa risponde?
Nessuno smantellamento. Come ho detto più volte nel Parco dovrà permanere la presenza agricola. Siamo anche convinti che per poter valorizzare al massimo il Parco Sud la proprietà deve essere pubblica. Oggi invece ci troviamo davanti a un mix di proprietà.
E come si raggiunge questo obiettivo preliminare?
Attraverso lo strumento della perequazione delle volumetrie. Lo sviluppo di nuove aree dovrà infatti essere compensato dalla diminuzione delle volumetrie là dove l’ambiente verrà riqualificato. Attraverso il mercato di queste quote si potrà riunire il Parco sotto un’unica proprietà e lasciare al di fuori di esso la realizzazione di nuove costruzioni.
E qual è lo stato dell’arte in questo momento?
Se parliamo della città, potrà iniziare a cambiare da subito, appena il Pgt verrà approvato. I Piani di cintura hanno invece una scadenza diversa. La valorizzazione del Parco potrà perciò iniziare fra circa due anni.
A livello “burocratico”, invece, siamo in una fase decisiva: dopo aver raccolto le 4.500 osservazioni dei cittadini, le stesse vanno studiate, armonizzate e integrate nel nuovo piano che andrà poi rivotato.
Le proposte dei cittadini incideranno quindi sul Piano?
Esatto. Stiamo parlando di un coinvolgimento enorme che la città ha dimostrato in questi mesi. Milano e i milanesi vogliono delle regole certe e sono disposti a contribuire. Le osservazioni rappresentano una delle forme di partecipazione, anche se ne esistono di più efficaci e innovative.
Come ad esempio?
Penso che le più utili siano quelle che sono in grado di legare il contributo responsabile del singolo allo sviluppo e al miglioramento della città. In questo senso sono più efficaci della semplice opinione da inviare all’ente pubblico. Penso agli incentivi in termini di volumetria per chi migliora l’isolamento termico degli immobili, agli strumenti innovativi con cui i cittadini potranno far sapere nei nuovi 88 quartieri quali sono i servizi che servono davvero o che non funzionano al meglio.
Siamo, in pratica, alle fasi finali di un lavoro lungo e ambizioso. Se ognuno farà la propria parte, lasciando da parte ostruzionismo e polemiche, Milano farà scuola nel modo con cui viene ripensata l’urbanistica e la politica stessa.