Dopo qualche mese di silenzio torna attuale il dibattito sul piano di governo del territorio. La nuova giunta ha infatti approvato un documento politico che inizia a dare le prime indicazioni sulle modifiche che intende apportare al piano approvato lo scorso febbraio dopo quattro anni di gestazione.

Innanzitutto occorre dire che qualsiasi regola è meglio dell’assenza di regole. Oggi vige una sostanziale assenza di regole certe e chiare. Il pgt è stato bloccato e il vecchio piano regolatore è ormai inattuale. L’assenza di regole peraltro acuisce la crisi: senza regole non c’è sviluppo, non c’è lavoro, non c’è cura della città. I primi a subirne le conseguenze sono i milanesi: spazi degradati, carenza di servizi, inquinamento.



Dalla lettura del documento approvato, 15 pagine di linee di indirizzo ancora lontane da proposte di nuove regole, pare emergere una sostanziale conferma dell’impianto e dei contenuti del piano già approvato a febbraio. La ridotta diminuzione dei volumi tanto conclamata non può certo far parlare di modifiche radicali. Anche sul parco sud non si trovano stravolgimenti: si conferma la volontà di non costruire pur sottolineando la volontà di non utilizzare il metodo della perequazione. Se è tutto qui allora che si corra senza esitazioni! 



Cito a titolo di esempio tre motivi per accelerare i tempi.

Il primo è la battaglia all’inquinamento. Il 15 ottobre sono stati riaccesi i riscaldamenti in città, responsabili secondo gli esperti del 41% delle emissioni inquinanti. Per tutto l’inverno non parleremo d’altro. Nel Piano di Governo del Territorio c’è una risposta (articolo 10 piano delle regole) che consente a tutti i vecchi palazzi energivori di rinnovare i propri impianti a costo zero per i condomini residenti. Bloccare il piano significa quindi mantenere i vecchi impianti che contribuiscono all’inquinamento dell’aria. No pgt, no aria pulita.



Il secondo motivo è la fame di case a prezzi bassi. Il piano detta le regole che incentivano gli investitori pubblici e privati a realizzare in città circa 30.000 alloggi a prezzi bassi. L’housing sociale è infatti uno dei pilastri del piano bloccato, peraltro condiviso da tutte le parti politiche. No pgt, no case a prezzi bassi.

Infine la sicurezza. Un decimo del territorio cittadino costruito è oggi in stato di abbandono: dagli ex scali alle ex caserme. 22 nuovi parchi di grande dimensione (per un totale di 500 campi da calcio) stavano per essere realizzati grazie all’approvazione del pgt. Oggi questo processo di rigenerazione è stato interrotto. Abbiamo meno verde e più aree abbandonate e occupate abusivamente. No pgt, no sicurezza. Altre argomentazioni possono essere portate a conferma della necessità di correre. Mi preme però qui segnalare su quali aspetti è indispensabile non fare sconti nei prossimi passi. Anche questa volta ne cito tre.

Innanzitutto il welfare. E’ essenziale porre le condizioni per sprigionare una cascata di servizi: sport, scuola, negozi di vicinato, assistenza agli anziani, alberghi low cost, incubatori di imprese, case per studenti ecc. Per decuplicare quantità e qualità dei servizi erogati il comune deve cambiare pelle: non più raccogliere risorse per spenderle centralmente ma sostenere chiunque partecipi al bene comune. Come prevede il piano già approvato: l’introduzione di un sistema di accreditamento per riconoscere chi fa servizi e la definizione di un meccanismo per assegnare loro spazi gratuiti che ne agevoli la presenza. Su questa innovazione presente nel piano approvato non si possono fare sconti.

La seconda sottolineatura riguarda il parco sud. Non è chiaro nel documento della giunta il destino de parco sud. A febbraio il consiglio aveva votato all’unanimità l’inedificabilità del parco e la tutela dell’agricoltura. Nel piano era previsto anche il metodo: il passaggio di proprietà delle aree alla pubblica amministrazione come massima garanzia del raggiungimento dell’obiettivo ambientale. Pare che questo metodo non piaccia ma non se ne indica un altro. La cosa è preoccupante perché le dichiarazioni di principio senza un metodo attuativo rischiano di restare velleitarie.

Infine temo che questo stop del piano provochi un tale ritardo alle opportunità di sviluppo della città da far ritenere alla giunta preferibile optare per trasformazioni frammentate al di fuori di un chiaro quadro normativo riferito allo sviluppo dell’intera città. Il rischio è che l’interesse di pochi prevalga su quello dei milanesi. Occorre essere vigili perché questo non accada. Non è più il tempo dei vecchi metodi.

Su tutto resta comunque un enorme dubbio: che senso ha che la nuova giunta segua un percorso così lungo e contorto se vuole cambiare cosi poco?