Mentre la giunta milanese ha allo studio un nuovo provvedimento per ridurre l’utilizzo delle auto in città, è ormai a tutti noto, ma non tutti vogliono ammetterlo, che l’ecopass non ha nessun effetto sulla qualità dell’aria. I dati della scora settimana a cura di Arpa apparsi sui quotidiani cittadini mettono chiaramente in evidenza che i livelli di pm10 registrati in area ecopass sono superiori rispetto a quelli registrati in periferia. Al di là della propaganda che qualcuno usa fare, pare intuitivo che tentare di ridurre l’ingresso delle auto in una piccola porzione di città non può avere alcun effetto sull’inquinamento nè di quella porzione nè tanto meno dell’intera città. L’unico risultato raggiunto da ecopass finora (oggi peraltro consumato) è stata l’accelerazione data alla sostituzione del parco macchine. Da una flotta di veicoli ad alto impatto ambientale si è passati ad una progressiva presenza di soli Euro 4 e 5. Ritengo invece che la vera partita sull’inquinamento dell’aria vada giocata sugli impianti di riscaldamento e raffrescamento, produttori di inquinanti e consumatori di energia. Ricordo a titolo di esempio che il 41 % dell’energia cittadina è utilizzata per riscaldare e raffrescare gli ambienti in cui viviamo e lavoriamo. Grande consumo che rappresenta il vero motore dell’inquinamento anche in considerazione della vetustà degli impianti. Solo trasformando tutti edifici energivori e inquinanti avvicinandoli alla classe A potremo vincere la sfida ambientale. Ma quanto consumano gli edifici a Milano? Mediamente si stima che il consumo stia all’interno di una forbice compresa tra i 90 kWh/mq anno e i 200 kWh/mq anno.
Se tutto lo stock edilizio fosse trasformato in classe A (consumo inferiore a 30 kWh/mq anno) ridurremmo di almeno 2/3 il consumo energetico e le emissioni inquinanti in città. Si tratta di un consumo energetico paragonabile all’energia utilizzata da 1 milione di auto in un anno per percorrere una media di 18.000 km ciascuna. In altri termini portare gli edifici esistenti in classe a sarebbe come eliminare 1 milione di auto dalle strade. Per questo nel piano di governo del territorio recentemente approvato (e oggi inopportunamente revocato) era stata data enfasi agli incentivi per la riqualificazione degli edifici esistenti. Dunque, se il prefisso eco di ecopass non può significare ecologico non ci resta che riconoscere il suo vero significato: economico. Non per niente nella proposta della attuale giunta l’ecopass lascia il posto alla congestion charge. I connotati non sono ancora chiari (pare che non muti il perimetro dell’area mentre dovranno pagare anche le macchine non inquinanti) ma una cosa è certa: è una nuova tassa sull’utilizzo dell’auto. Se come detto l’obiettivo non è l’ambiente ma il traffico registro tuttavia almeno tre contraddizioni.
Innanzitutto ridurre il traffico in una piccola porzione di città pare una scelta del tutto casuale rispetto alle conseguenze di traffico sull’intera città. C’è urgente bisogno di una piano della mobilità. Ci pare poco convincente introdurre una tassa per l’utilizzo dell’auto e contemporaneamente aumentare del 50% il biglietto per i mezzi pubblici.
Tassare tutto dimostra l’assenza di una politica sulla mobilità. Concentrati sul fare cassa si sono dimenticati poi di dire come vorranno utilizzare lo straordinario numero di posti auto oggi liberi nei parcheggi sotterranei e di interscambio. Favoriranno la sosta delle auto con tariffe agevolate per chi usa i mezzi pubblici o come per il biglietto atm aumenteranno anche il costo della sosta?
La seconda contraddizione è di natura economica. Ridurre le potenzialità di movimento riduce la concorrenza e deprime l’economia. Per non parlare del prevedibile aumento dei prezzi che i negozianti del centro apporteranno ai loro prodotti per recuperare l’incidenza della tassa d’ingresso sui loro bilanci. Infine il referendum sul traffico che viene spesso utilizzato come giustificazione dell’introduzione di questa tassa: basta leggere con attenzione il primo dei cinque quesiti milanesi (quello sul traffico) per accorgersi che il provvedimento proposto dalla giunta lo evoca solo nella denominazione. Mi sembra dunque chiaro che parlare di Ecopass o congestion charge non possa essere associato ad altro che un’ulteriore tassa: inefficace per la qualità dell’aria, elitaria per la mobilità.