Il sindaco Pisapia si lamenta per i tagli del governo. Oggi si richiede a tutti noi non un gioco delle parti ma delle soluzioni, delle proposte. Dico subito che ogni forma di tassazione non ci troverà d’accordo. Siamo stati fieramente contro l’addizionale irpef. Ci siamo trovati senza preavviso né discussione d’aula un aumento del biglietto del tram del 50%. Questi i fatti, in mezzo a tante parole e tanta propaganda. Affermare che pagare le tasse rappresenti la modalità privilegiata con la quale si invera il bene per i cittadini riflette una mentalità centralista e dirigista, dove è il potere a dispensare i beni per la popolazione. Rappresenta un errore, inoltre, dal punto di vista economico e pratico. La tassa generica colpirebbe soprattutto fasce medie e deboli, e l’ esito su fasce medio basse e famiglie sarebbe estremamente negativo.
Su cosa puntare dunque ? Con piano di governo del territorio avevamo inteso dare una leva allo sviluppo della città che portasse qualità, lavoro, attrattività, riduzione prezzi delle case. Si può ancora fare anche se per ora è stato bloccato.
Credo si debba puntare nel medio periodo su un vera riforma del ruolo dei comuni. I tagli delle manovre che si sono susseguite evidenziano che siamo ad un punto di non ritorno. Il Comune non può continuare a dare risposte complessive, dalle mense agli aeroporti, dai teatri alle piscine, un interventismo a tutto campo, che ha tracimato nell’arcipelago di società più o meno partecipate. È stata avanguardia pubblica, ora è conservazione. Il modello va ripensato; il rapido cambiamento del conteso economico rende urgente una riforma ormai necessaria da tempo. Una delle possibili vie è la coraggiosa riduzione e qualificazione del ruolo pubblico, da interventista a regolatore, da dispensatore di beni e servizi a controllore di standard. Non basta la spending review proposta dalla giunta che pare a prima vista la foglia di fico per giustificare l’aumento delle tasse. Non può bastare solo ridurre i costi mantenendo lo stesso modello, bisogna verificare se quei costi hanno ancora senso nel loro complesso: cosa producono ? Che risultati danno ? Non è più solo il tempo dell’efficienza, cioè della riduzione dell’uso di risorse, ma quello dell’efficacia cioè la capacità di raggiungere obiettivi. La stella polare dovrà essere l’avvicinamento dei costi a chi utilizza ciò che paga, perché è il miglior controllore. Chiamerei questa riforma liberismo municipale. Riguarda comune e aziende partecipate.
In una situazione di crisi come quella odierna bisogna peraltro dar conto di ogni euro di denaro pubblico speso.
Pongo solo un esempio come punto di riflessione: il servizio notturno di trasporto pubblico. Dalle 21 alle 6 della mattina atm sposta il 2 % dei passeggeri giornalieri, circa 20.000. Il costo è circa il 15 % del costo totale, pari a circa 100 milioni annui . Vale a dire che un passeggero equivalente costa ad atm 5000 euro all’anno, senza contare la proposta di ampliamento del servizio recentemente decisa. Per i servizi diurni il costo passeggero equivalente annuo è di circa 500! Domando, per quali altri servizi spendiamo così tanti per così pochi ? E’ così imprescindibile questo servizio pubblico ? Possiamo trovare qualche forma sussidiaria che continuando a servire questi 20.000 passeggeri non gravi in modo così sproporzionato sulla collettività ?
Credo anche si debba concepire nel breve un bilancio di sviluppo. Il comune di Milano ha dei gradi di libertà su cui far leva, e bisogna prendersi responsabilità da subito. Provo a fare qualche esempio per chiarire di cosa sto parlando.
Si tratta di iniziative a costo zero basate sull’alleggerimento della burocrazia a sostegno dello sviluppo e che possono creare posti di lavoro. Tutte hanno la caratteristica di avvicinare i costi agli utilizzatori: innanzitutto la pubblicazione di tutti i dati, ovvero la silicon valley milanese. A Londra si chiama London data store, a Parigi Paris open data.
Non è solo questione di trasparenza ma soprattutto opportunità di business per giovani e innovatori che possano generare nuovi servizi. Applicativi per conoscenza sullo stato dei parcheggi in tempo reale, piuttosto che sul traffico in città o sui ritardi degli aerei e dei treni, o sulle code ai musei o i dati sull’edilizia. Ma è solo per fare esempi di dati sensibili e interessanti di proprietà del comune che oggi nessuno utilizza e che il comune stesso potrebbe mettere a disposizione oggi stesso. E’ un patrimonio immateriale infinito tenuto bloccato.
Inoltre servono lavori liberi negli spazi pubblici, ovvero il piano casa della strada. Libertà, deburocratizzazione e responsabilizzazione nell’utilizzo privato degli spazi pubblici, affinché sul marciapiede/alberature/aiuole/piazze sia liberamente possibile effettuare qualsiasi tipo di miglioramento da parte dei cittadini, i migliori decisori e controllori della qualità di dove abitano (fatto salvo vincoli già esistenti) all’interno di un decalogo che il comune può produrre.
Sono solo piccoli esempi di una possibile riforma che snellisca l’ente locale a vantaggio dell’iniziativa dal basso e della conseguente efficacia dei servizi. Dobbiamo provare a lavorare in questa direzione.