Tra poche ore giungerà in aula a Palazzo Marino la manovra da 54 milioni di euro per la Salvaguardia del bilancio comunale, già approvata lunedì in giunta e presentata da poco alla commissione Bilancio, che prevede tagli pesanti: 6,5 milioni di euro alla polizia municipale, 3 milioni in meno agli asili nido e ai servizi per l’infanzia, 5,6 milioni a servizi per la viabilità e circolazione stradale, 4,6 milioni alla scuole secondarie superiori, 2,8 milioni alla illuminazione pubblica, 4,9 milioni ad attività culturali e teatrali, 3 milioni ai servizi di prevenzione e riabilitazione, 1,5 milioni in meno per le piscine comunali e 1,8 milioni ai piani Erp.
Dopo l’aumento dei biglietti Atm a un euro e mezzo, l’aumento dell’Irpef e i provvedimenti di estensione di Ecopass, i cittadini milanesi dovranno quindi tirare ancora di più la cinghia a causa di questi tagli, necessari – secondo Palazzo Marino – a causa di diverse minori entrate, tra cui 20 milioni da dividendi straordinari Atm, 10 milioni in meno derivati da oneri di urbanizzazione, 9,6 milioni dalle multe, che per legge devono essere impiegati per investimenti sulla sicurezza stradale e non per altro, e 3,2 milioni in meno da Ecopass. Senza contare poi il 2012, che prevede una manovra da 450 milioni di euro, pari al 20 per cento del bilancio.
Per far fronte alle polemiche e all’esasperazione dei cittadini, la maggioranza ha deciso di indire delle assemblee pubbliche nei vari consigli di zona per spiegare la situazione attuale e per evitare di perdere consensi. IlSussidiario.net ha contattato Carlo Masseroli, capogruppo del Pdl in Comune, che commenta: «L’operazione è giustificata dal momento difficile, ma comunque non si vedono spiragli in prospettiva: non si può continuare a pensare di poter agire sempre nello stesso modo, recuperando gli stessi soldi, creando tasse e aumentando le tariffe. Bisogna rendersi conto che è arrivato il momento di riformare il sistema, e io stesso ho proposto all’assessore al Bilancio Tabacci di aprire un tavolo bipartisan per fare un ragionamento serio di quali debbano essere le competenze reali del Comune in una fase di crisi come questa, e in che modo possa l’amministrazione comunale sostenere lo sviluppo della città e del territorio. Questo per me significa avvicinare i costi dei servizi agli utilizzatori, ma soprattutto evitare di sostenere come amministrazione dei costi che in una gestione pubblica diventano esorbitanti, lasciando invece che dal territorio nascano realtà che sono in grado di fornire lo stesso servizio in modo più efficace e con costi anche più bassi. Questa è la grande partita di una riforma del liberismo municipale, e bisogna rendersi conto che la situazione è cambiata: c’è bisogno di una riforma reale, che necessita di una totale trasparenza di tutti i numeri, in cui il Comune non è più fornitore di servizi ma controllore, sburocratizzando il sistema e consentendo a chi può e a chi vuole di erogare servizi che sarebbero senza dubbio più efficienti. Un esempio può essere quello degli asili nido privati, che hanno un costo più basso per bambino di quelli pubblici, ma ad oggi purtroppo la situazione è tale per cui chi manda i bambini in questi asili paga sia tasse che servizio. Per quanto riguarda invece la manovra da 450 milioni di euro, ci troveremo davanti ad ulteriori tagli, senza dubbio inevitabili se il sistema continua ad essere lo stesso di oggi».
Chiediamo poi a Carlo Masseroli un commento sulle dichiarazioni del sindaco Pisapia durante un incontro sul welfare a Milano, in cui ha ammesso che «saremo costretti a fare in un primo momento dei tagli, ma spiegheremo ai cittadini di chi è la responsabilità, che non è nostra ma di chi ha governato in questi anni il Paese, di chi non ha contrastato la crisi e ora fa mettere ai Comuni le mani nelle tasche degli italiani perchè non ha il coraggio di farlo da solo». In questa condizione, però, promette il primo cittadino, «i servizi essenziali saranno tutelati da noi fino in fondo con le unghie e con i denti».
«Capisco l’intento del sindaco Pisapia, – continua Masseroli – ma già con i tagli di oggi i servizi ne risentono. Basti vedere, solo per fare un esempio, il taglio allo sport di 500 mila euro: cosa significa? Significa che quei soldi che venivano dati a sostegno di società sportive del territorio non verranno più erogati, con la conseguenza che si alzeranno i prezzi per le società, oppure si alzeranno quelli per poter iscrivere un bambino che vuole praticare uno sport, oppure che le stesse società falliranno. Anche questi piccoli tagli, se non c’è un sistema a supporto, determinano la fine del sistema dei servizi. L’intento è buono, quindi, ma se continuiamo così non faremo altro che spendere tantissimi soldi per far funzionare i servizi che dà il Comune senza valorizzare, anzi danneggiando, il tessuto sociale».
(Claudio Perlini)