È in corso da questa mattina alle 7 lo sgombero dei locali occupati degli ex bagni in via Esterle a Milano da parte degli agenti di polizia. Su ordine della questura le forze dell’ordine si sono presentate sbarrando la strada per allontanare le persone che vivono abusivamente all’interno dell’edificio e liberare l’immobile, perchè è destinato a diventare una moschea autorizzata. Nello stabile sono presenti dal 2016 una quarantina di persone, per la maggior parte immigrati, lavoratori e con regolare permesso di soggiorno, che però non possono permettersi di pagare l’affitto di una casa.



Con l’arrivo della polizia alcuni di loro sono saliti sul tetto dell’edificio in segno di protesta. L’ordine di sgombero doveva essere esecutivo entro fine mese, e nelle scorse settimane ci sono stati dicersi incontri tra rappresentanti e istituzioni per tentare di trovare una soluzione abitativa alternativa all’occupazione dei locali di via Esterle attualmente di proprietà del comune ma assegnato tramite bando pubblico alla Casa della Cultura Musulmana nel 2022.



Milano, polizia sgombera locali di via Esterle, proteste degli occupanti

La questura di Milano, su ordine del dirigente alla pubblica sicurezza Giuseppe Petronzi ha dato il via alle operazioni di sgombero programmato dei locali di via Esterle, occupati da tempo da alcune famiglie ed utilizzati come abitazioni abusive. L’ordinanza era stata prevista da tempo, ma nonostante l’invito delle forze dell’ordine a lasciare libero l’immobile entro fine mese lo sgombero degli ex bagni pubblici non era avvenuto.

All’arrivo dei poliziotti in assetto antisommossa sei persone sono salite sul tetto, mentre gli altri occupanti sono stati trovati all’interno. La protesta è stata supportata anche dall’organizzazione “Ci siamo rete solidale” che in difesa del diritto alla casa aveva già organizzato un presidio lo scorso 25 agosto, denunciando il mancato accordo con il comune per una soluzione con un comunicato pubblico “Agli abitanti, lavoratori stranieri sottopagati con contratti di lavoro di breve durata, non è stata proposta alcuna soluzione abitativa alternativa nonostante da oltre un anno le persone che abitano nello stabile e la Rete Solidale Ci Siamo avevano chiesto all’amministrazione di intervenire per evitare che nessuno finisse in strada“.