A Storie Italiane il caso del liceo scientifico Bottoni di Milano, dove alcuni studenti maschi hanno deciso di indossare la gonna “indumento – scrivono sulla pagina Instagram gli studenti – troppo spesso usato come scusante di molestie, discriminazioni, stupri”, in occasione della giornata contro la violenza sulla donna, e come gesto di solidarietà verso il gentil sesso. Un gesto che però non è piaciuto al professore di storia e filosofia Martino Mora, che ha cacciato dall’aula tre ragazzi vestiti con la gonna perchè a suo modo si erano presentati “in modo inappropriato”. Il professore al momento è sospeso, e la vicenda ha creato non poche polemiche.
Giovanna Mezzatesta, dirigente scolastico, ha spiegato in diretta su Rai Uno: “C’è stata la deriva social, ci si fosse limitati a mandarli fuori dall’aula, comunque oggetto di contestazione, o ci si fosse limitati a non fare lezione, anche questo oggetto di contestazione, finiva in maniera meno plateale. Ciò che è successo è che dopo il post del professore ci sono state una serie di triste vicende, dalle minacce a reazione inconsulte, anche alla non comprensione. Si continua a dire che il sito e la pagina Instagram è della scuola ma invece è degli studenti, non sono stata io ad invitare allo sciopero e alla protesta ma gli studenti”. E ancora: “Il prof è venuto qui in presidenza dicendo che si rifiutava di fare lezione con dei travestiti, dei ragazzi vestiti da donna e la mia risposta è stata, non può rimanere a scuola perchè devo sostituirla”.
LICEO BOTTONI MILANO, STUDENTI CON LA GONNA: “IL PROF CONTINUA A SOSTENERE LE SUE IDEE”
Nicola Barrella, rappresentante d’istituto del Liceo Bottoni di Milano, ha aggiunto: “Gli studenti cacciati dalla lezione sono quelli della terza, e a quel punto le quarte e altre terze hanno iniziato ad uscire dall’aula. Noi ci teniamo alle nostre idee, teniamo che vengano rispettate in quanto abbiamo sempre rispettato le sue idee nonostante non siano condivisibili completamente. Dopo queste proteste c’è stato un cercare un punto di ritrovo col professore, abbiamo aspettato fosse lui a fare il primo passo e ci ha provato ma continuando a sostenere le sue idee a imporle, continua a non accettare o a non capire il perchè”.
Di nuovo la dirigente: “Sono andata a vedere i post di questo prof perchè più volte me l’hanno segnalato i ragazzi per cose scritte contro il Papa, Draghi… Io ho sempre detto che finchè le cose non avvengono a scuola non ci può essere una censura. Io avevo chiesto di chiudere la pagina Facebook tenendola solo per gli amici ma mi disse di no. Anche diversi genitori ultimamente mi avevano contestato il fatto che questo professore avrebbe idee politicamente non corrette. E’ un pubblico ufficiale e non può dare giudizi contro la scuola pubblica, il Vaticano e il mondo. “Numerosi media mi mandano minacce – ha proseguito – dicendo che io sono da Tso. Forse sarei dovuta intervenire prima, ma il problema il prof se l’è creato da solo con i suoi post social. Anche l’ultima intervista in cui dice che tutti ce l’hanno con loro, che la preside è di estrema sinistra fucsia, mi definisce ex comunista e non sapevo di essere stata l’una e di essere l’altro. Questa è la situazione”. Sul caso è intervenuto anche il direttore di Novella 2000, Roberto Alessi, che ha commentato: “Quando si sottolinea un messaggio si può usare una grafica e un’immagine che magari può non piacere. Quei ragazzi hanno indossato una gonna per sottolineare un problema ben più ampio, quello di una donna uccisa ogni 72 ore. Mi spiace che il prof si sia lasciato sfuggire una cosa così profonda fermandosi sulla superficialità di una gonna, e questo lo trovo patetico. Io sono comunque contrario a mettere alla gogna un singolo individuo: se il prof vuole essere ospitato su uno dei miei tre giornali gli farò un’intervista in cui ci dirà tutte le sue ragioni. E’ stata persa una grande occasione di parlare di qualcosa di più serio di una gonna o un’unghia pittata”.