ANCORA POLEMICHE AL MILANO PRIDE 2024 DOPO IL PATROCINIO NON CONCESSO DA REGIONE LOMBARDIA: COS’È SUCCESSO

Con meno “echi nazionali” finora rispetto allo scorso anno, ma con l’intatta carica politico-ideologica di scontro, anche il Milano Pride 2024 del prossimo 29 giugno si aprirà con la distanza tra organizzatori, Comune di Milano e Regione Lombardia. Dodici mesi fa dopo la polemica fortissima tra la Regione Lazio (a guida Centrodestra) e il Roma Pride 2023, il Consiglio Regionale lombardo confermò quanto già deciso in precedenza dall’ufficio di Presidenza del Pirellone, ovvero nessun patrocinio concesso al Milano Pride.



Ora, premesso che non concedere un patrocinio non significa impedire la messa in atto della manifestazione LGBTQ+ ma semplicemente il non condividerne contenuti e valori tale da concedere l’utilizzo del logo regionale, anche per questo anno la decisione da Palazzo Lombardia è stata confermata. L’organo formato da 5 consiglieri regionali – 2 per le opposizioni, 2 per la maggioranza e il quinto rappresentato dal Presidente – ha votato contro la concessione del patrocinio di Regione Lombardia al Milano Pride 2024: a favore avevano votato i dem Del Bono e Scandella, mentre Cosentino (Lista Fontana) e Cappellari (Lega) si sono espressi contrari. Decisivo è stato il non voto del Presidente dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale Federico Romani, in quanto senza la maggioranza raggiunta (come avvenne invece nel 2014, 2025 e 2016) il patrocinio non è passato.



Davanti all’ira della sinistra che già lo scorso anno con Schlein e il sindaco Sala si scagliò contro il Centrodestra, accusando di mosse retrograde “condizionate” dal Governo Meloni, anche quest’anno sono già giunte le prime polemiche contro la Regione amministrata dal Governatore Attilio Fontana (Lega): la replica dall’Ufficio di Presidenza arriva con la nota congiunta dei due consiglieri di Centrodestra, i quali condividono la necessità di contrastare sempre e comunque «ogni forma di discriminazione». Di contro però, Giacomo Cosentino e Alessandra Cappellari ritengono che non ci siano le condizioni per patrocinare il Milano Pride 2024 perché manifestazione dimostratasi spesso «divisiva, provocatoria e discriminante verso il nucleo generatore della vita umana, formato da una donna e da un uomo». Da ultimo, i due consiglieri lombardi ritengono quello un tempo chiamato “Gay Pride” come potenzialmente ostile al «sacrosanto diritto di ogni bambino di avere una famiglia naturale formata da una mamma e un papà, diritto incentivato e supportato attraverso varie misure anche da Regione Lombardia».



SALA REPLICA ALLA REGIONE: “OCCASIONE PERSA, LGBT FA CRESCERE MILANO”. POI INVITA IN PIAZZA FAMIGLIE, NONNI E BIMBI

Dalle associazioni arcobaleno all’Arcigay fino alle sigle delle famiglie omogenitoriali, la decisione di Regione Lombardia non è piaciuta neanche quest’anno e con il sindaco di Milano Beppe Sala sono giunte le prime parole di netta condanna: «il Centrodestra ha perso l’occasione di concedere il patrocinio», ha detto il primo cittadino nella diretta Instagram della scorsa settimana, «patrocinare non vuol dire fare una dichiarazione giurata in cui si condivide pienamente tutto ciò che le comunità fanno, dicono e chiedono, ma un atto di sensibilità, riconoscere che certe iniziative si svolgono in un ambito sociale e comunitario che meritano l’interesse della comunità».

Beppe Sala sarà sul palco assieme al candidato Pd alle Europee 2024 Alessandro Zan per ribadire l’appoggio della sinistra alle istanze contenute nel “documento politico del Milano Pride”, il manifesto approvato appena un anno fa: «due temi che sono particolarmente urgenti e sui quali le persone LGBTQIA+ stanno subendo un forte attacco dalle forze conservatrici e di governo: i diritti delle famiglie omogenitoriali e dei loro figli e i diritti delle persone transgenere, non binarie e di genere non-conforme», riporta il documento.

Secondo il sindaco di Milano, il Pride anche per il 2024 ribadirà la forte crescita della comunità LGBTQ+ come valore aggiunto della città, non accettando la diversità di vedute democraticamente votata nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale lombardo: addirittura in mezzo alla piazza del Milano Pride, Sala ha invitato ufficialmente «le famiglie e i nonni con i bimbi». Per l’ex manager dell’EXPO infatti, «Non è un problema di indirizzare la cultura dei nostri bambini ma far conoscere loro certe tematiche nella loro complessità, è utile per rendersi più conto dei temi che trattiamo».