Milano in ginocchio a causa della moschea di via Zambelli, nell’antico quartiere popolare di Affori. Come riportato dal Giornale, un immigrato arabo – Ahmed Karib – è stato condannato per stalking ai danni di un italiano: 4 anni e 7 mesi per il padrone violento del luogo religioso. Ma si tratta solo di uno dei tanti episodi registrati nel corso delle ultime settimane.



La vicenda inizia sei anni fa, quando un vecchio magazzino viene comprato da Ahmed Kabir. Lì apre la sua associazione culturale islamica, trasformatasi rapidamente in una moschea abusiva. L’ultima preghiera lo scorso venerdì alle ore 13,00, con l’imam arrivato direttamente da Bergamo. Ma al centro dell’attenzione è la “serie lunghissima, reiterata, costante, martellante di molestie, intrusioni, minacce, danneggiamenti, talora percosse” messa in atto dal creatore della moschea, come riporta il quotidiano.



Milano, quartiere sotto scacco di una moschea

Come testimoniato dai residenti, dopo la condanna inflitta dal giudice la situazione non è cambiata. Il padrone della moschea di Milano finita nel mirino non ha modificato il suo sistema: bastonate e mattonate alle auto che osavano infilarsi nella via e molto altro, come i vetri spaccati e i fili internet strappati. “Bastardi, ve ne dovete andare”, le parole rivolte a chi passa per la via della moschea. Un agente di polizia ha testimoniato in aula: “Tutti indicavano che l’imputato si comportava come il padrone della casa”. Così, invece, il portinaio della casa di fronte: “Kabir minaccia tutte le persone che passano, è solito dire ‘terroni di merda’ a chiunque parcheggia una vettura. Ha minacciato anche me più volte, una volta mi ha detto che mi avrebbe tagliato la testa”.

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