La gogna anti-israeliana di collettivi e centri sociali di Milano si è abbattuta, in questi giorni, contro il rettore di UniMi, l’università statale milanese, Elio Franzini, accusato di genocidio. Questi, infatti, è finito al centro di pesanti critiche da parte del centro sociale Cantiere e del movimento Cambiare Rotta, che tramite un post su Facebook hanno accusato il rettore di essere complice, con il suo silenzio, della strage di palestinesi in corso nella Striscia di Gaza. Così, poster, striscioni e cartelli sono stati appesi in tutta l’università di Milano, nei quali si accusa il rettore di genocidio e si elencano tutte le sue (presunte?) colpe.



L’accusa di genocidio contro il rettore dell’università di Milano

Insomma, il rettore dell’università di Milano, Elio Franzini, non si sarebbe macchiato direttamente le mani compiendo personalmente un genocidio, ma secondo centri sociali e collettivi se le sarebbe ‘solamente’ sporcate, appoggiando un sistema che non funziona. Lui stesso, infatti, avrebbe detto che “parlare di genocidio” in merito a quanto stanno facendo gli israeliani a Gaza è “imbarazzante“. Posizione, secondo i collettivi, inaccettabile, nonché sintomo della “complicità di UniMi e del rettore con il genocidio del popolo palestinese”.



Il rettore dell’università di Milano accusato di genocidio, spiega il centro sociale in un post, “non ha mai nascosto le sue simpatie filo-israeliane, e questo si rispecchia negli accordi tra Unimi e l’università di Ariel, che sorge in un insediamento illegale (secondo l’ONU) che contribuisce ad espandere, rubando terre ai palestinesi”. Unimi, inoltre, continua Cantiere, “collabora anche con Eni, che vuole estrarre gas dalla striscia di Gaza ancora sporca del sangue di decine di migliaia di civili palestinesi. Alcuni docenti collaborano con Leonardo SPA e la sua fondazione MedOr, che producono ed esportano armi e morte ai quattro angoli del mondo. Questi accordi”, si conclude l’accusa del collettivo di Milano, “sono vergognosi, come le dichiarazioni del rettore [sul genocidio]. Il silenzio è complicità. La complicità è criminale“.



Il post di Cantiere Milano contro Franzini