Un primo commento a caldo sulla vittoria di Milano, che si è aggiudicato l’Esposizione universale del 2015.

Sono felicissimo, anche a livello personale, perché la Triennale di Milano ha partecipato attivamente a questa qualificazione, con le tante iniziative di cui siamo stati promotori. Trovo che sia un’opportunità formidabile. Psicologicamente questa cosa fa bene non solo a Milano o al territorio, ma a tutta quanta l’Italia, perché permette di avere di fronte un grandissimo obiettivo, e questo obiettivo è per tutti. Questa straordinaria vittoria farà coagulare attorno a questo progetto la gente, entrando proprio nell’immaginario stesso della gente. Bisognerà solo attendere che tutti si renda veramente conto di quello che è successo, perché è solo da due o tre giorni che le persone comuni hanno saputo dell’Expo. Adesso che si è vinto, la cosa diventerà veramente di dominio pubblico, e la gente dovrà metabolizzare questo risultato. Tutto cambierà, perché tutti vivranno l’Expo come una grande meta da raggiungere, e questo farà solo bene.



Quali sono stati i punti vincenti della campagna di promozione di Milano?

Innanzitutto bisogna dare atto del grandissimo lavoro fatto dal sindaco Letizia Moratti, in primis, e poi da molti altri: ricordiamo soprattutto il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il presidente della provincia Filippo Penati. Poi anche tutti gli assessori che si sono mossi. Vivendo la cosa da vicino, ho visto il lavoro assiduo di tutti gli uffici del Comune. Poi bisogna anche ricordare l’ottimo lavoro fatto dal Ministero degli esteri. È stata una cosa vissuta in maniera molto partecipe.



Cosa cambia adesso per Milano?

Io sono tra quelli che oggi di Milano danno un giudizio positivo, perché è una città che si sta muovendo, anche se questo a volte non è percepito, oppure ha generato polemiche. Alludo soprattutto ai cantieri aperti, e ai progetti futuri in materia urbanistica. Tutto questo in proiezione diventerà molto più evidente, molto più percepito, e molto più sensibile. Io ne faccio un fatto di comunicazione in senso profondo, cioè di «comune unione». Come sempre quando c’è una cosa alta e molto visibile, poi ne segue un forte coinvolgimento di tutti. Facciamo un paragone: nella campagna elettorale c’è stanchezza tra la gente, perché ci sono in ballo sempre le stesse cose. Questa invece è una grande novità, e quindi come sempre le cose diverse, o dette in modo diverso, provocano una reazione di cambiamento, di vero mutamento. Adesso la città, e il territorio tutto dovrà partecipare ed essere coinvolta in tutto questo.



Come invece l’Italia intera risentirà di questa vittoria di Milano?

Se cambia per una città, cambierà per tutti. È un moto trainante. E non mi riferisco solo alla progettazione urbanistica: pensiamo al tema che sarà alla base dell’Expo, cioè l’alimentazione. Un tema come questo investirà molte altre questioni: il tema dell’energia, delle risorse, la biodiversità, la tutela del paesaggio, l’ambiente. È un tema etico straordinario, tecnico ma anche etico: questo porterà una ventata positiva generale. Verrà poi coinvolto anche il tema della creatività, e delle tecnologie. Questo andrà bene anche per le università, e metterà in moto un meccanismo vero, di contenuti, e porterà anche un incremento di studi e di ricerche.

Qual è stato e quale sarà il ruolo della Triennale in tutto questo lavoro?

Il nostro ruolo verrà sempre più incrementato. Il tema dell’alimentazione, infatti, investe il cosiddetto food-design, e tutta la progettualità che ci sta intorno. La Triennale sarà quindi un fortissimo luogo di rappresentazione di tutto questo. Poi pensiamo anche, al di là delle polemiche, al progetto avviato del grande Mueso di arte contemporanea; abbiamo poi il prossimo progetto di “Triennale immagine”, comprendente fotografia, web e televisione. Diventiamo punti di riferimento, e ambasciatori, noi stessi, nel mondo di tutto questo.

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