«Se Albertini si candida la partita è aperta e diventa un gioco a tre dal pronostico impossibile. Altrimenti vince di nuovo Letizia Moratti».

L’analisi politica è del filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari che, a ilsussidiario.net, non si sbilancia  però sull’esito delle primarie del Pd: “Boeri, Pisapia e Onida sono ottimi candidati e amici. Purtroppo però senza la discesa in campo dell’ex sindaco di Milano nessuno di loro potrà impensierire la Moratti”.



Cacciari sa bene che la scelta di Albertini di concorrere alla poltrona di primo cittadino è legata allo scenario politico nazionale. Una definitiva rottura tra Fini e Berlusconi, con la caduta dell’attuale governo, porterebbe all’inevitabile ricerca di un candidato alternativo in grado di rappresentare il cosiddetto terzo polo.



«L’unico nome possibile è quello sulla bocca di tutti – continua Cacciari -. Albertini potrebbe anche vincere. Al primo turno drenerà voti soprattutto al Pdl. Ma se arrivasse al ballottaggio con la Moratti avrebbe anche il sostegno di buona parte dell’elettorato di centro-sinistra. Mentre se viceversa si trovasse di fronte un candidato di centro-sinistra si garantirebbe la maggior parte dei voti di Lega e Pdl».

Albertini è dunque la mina vagante in grado di sconvolgere tutte le carte in tavola. Ma è stato a suo tempo un buon sindaco? «Lui è stato un ottimo amministratore, ma la sua squadra, messa in piedi da Forza Italia, era molto debole», risponde Cacciari.



La critica agli ultimi 20 anni di governo della città, dove Cacciari ha lavorato e dove è stato eletto al Parlamento Europeo nel 1999, è dura. «Milano ha tantissime eccellenze in ogni campo, ma la sua immagine di città è nulla. E la colpa è tutta della sua classe politica inadeguata». Moratti in testa naturalmente. «Basta vedere le figuracce che l’amministrazione sta accumulando sull’Expo. E pensare che, nonostante tutto, ancora oggi Milano è l’unica metropoli davvero europea in Italia».

 

Una città che però non ha bisogno di un primo cittadino impegnato a inseguire il “bello”. Sostiene Cacciari: «Prima bisognerebbe capire cosa è il "bello". Piuttosto che a questo il sindaco deve pensare agli appalti e alle gare pubbliche. Al "bello" ci devono pensare semmai le sovrintendenze, altrimenti si rischia solo di fare danni alla città».

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