A pochi giorni dalla vittoria di Giuliano Pisapia su Stefano Boeri alle primarie milanesi del centrosinistra il clima nel Partito Democratico si surriscalda. Marco Follini invita il partito al ripensamento di uno strumento che «rischia di trasformare il Pd in un campo di battaglia per le scorrerie di tutti gli altri». Il Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, si sofferma su una «partecipazione inferiore alle attese, segno di una disaffezione della gente verso la politica e le primarie stesse». Beppe Fioroni si spinge più in là e chiede che venga aperta «una riflessione profonda» per giungere alle «soluzioni conseguenti, soprattutto da parte di chi ha responsabilità maggiori nel partito».



Non è dello stesso parere Filippo Penati (vicepresidente del consiglio regionale e responsabile della segreteria politica di Bersani), di cui qualcuno in questi giorni ha chiesto addirittura la testa. «Le 67.000 persone che domenica sono venute a votare – dice Penati a IlSussidiario.net – sono state una grande prova di democrazia. È vero, i numeri sono leggermente sotto le aspettative, ma stiamo parlando di un risultato di grande importanza. Per il Pd si tratta di una vittoria, perché ha avuto il merito di volerle fin da prima che si facesse avanti Pisapia».

Da più parti però arrivano inviti all’autocritica e alla riflessione per la sconfitta del vostro candidato.



Purtroppo c’è qualcuno che vuole usare la vittoria di Giuliano Pisapia per umiliare il Partito Democratico e per andare alla “resa dei conti”, stravolgendo completamente il significato delle primarie stesse. Forse qualcuno le ha scambiate per il derby e si aspetta che chi perde vada in giro con il capo cosparso di cenere. Se si riuscisse però a recuperasse il senso e lo spirito originario, pensando magari a cosa accadde tra Hillary Clinton e Obama dopo le primarie americane, eviteremmo di leggere certe dichiarazioni. D’altra parte, “la madre degli sciocchi è sempre incinta”…

A chi si riferisce?



Non voglio fare nomi, né alimentare le polemiche. È una cosa che riguarda tutti, la sinistra radicale, il Pd, i dirigenti e i militanti. Bisogna voltare pagina e tenere presente che senza Pd non esiste nessuna alternativa a Milano a Letizia Moratti. Lavoriamo assieme, perché il candidato che esce dalle primarie ha grandi punti di forza, ma anche di debolezza.

Quali?

È certamente più attrezzato di altri per raccogliere voti a sinistra, raggiungendo anche quegli elettori delusi dal centrosinistra che negli ultimi anni hanno disertato le urne. La sua debolezza è però nella sua capacità di attrazione del voto moderato al centro. La partita, volenti o nolenti, si gioca lì. Se siamo tutti consapevoli di questo sarà possibile offrire a Pisapia un progetto che lui possa sposare e che abbia questo obiettivo.

In generale pensa che lo strumento delle primarie penalizzi la sinistra “riformista”, come sembra dimostrare il caso pugliese e il risultato di domenica?

Mettere in discussione le primarie in questo momento non sarebbe corretto. Non si può certo fare come quei bambini che quando perdono iniziano a piangere. Una riflessione va fatta, ma mentre si discute lo statuto, non il giorno dopo lo spoglio.  

Le voci di un terzo polo guidato da Albertini si rincorrono da settimane e la sconfitta di Boeri non fa che rendere ancora più plausibile questa ipotesi. Se tutto ciò si realizzasse davvero per voi cosa potrebbe cambiare?

Se ne parla, è vero, ma, ad oggi, il terzo polo non esiste. Bene ha fatto il nostro candidato, Giuliano Pisapia, a ipotizzare un necessario allargamento nei confronti dell’Udc. D’altra parte i centristi, anche se a Milano sono alleati della Moratti, a livello nazionale sono all’opposizione di Berlusconi e governano assieme a noi in Liguria, Marche e Basilicata.
Se il terzo polo dovesse comunque prendere forma da un lato la tripolarizzazione dello scontro ci darebbe una mano, dall’altro ci aspetterebbe una competizione molto più serrata per il voto moderato.

In questo quadro, secondo lei, Pisapia ha la reale possibilità di battere la Moratti?

Io credo di sì, questa volta la competizione ci sarà. Letizia Moratti è in grandissima difficoltà, Fli ha già annunciato che andrà da sola ed è in atto evidentemente una scomposizione del centrodestra, che a livello nazionale non è più maggioranza. Starà a noi non sbagliare la campagna elettorale.

(Carlo Melato)