Lo scorso 14 luglio, il Consiglio comunale di Milano ha adottato il Piano di Governo del Territorio (PGT), che andrà a sostituire il Piano Regolatore Generale oggi vigente.

Il prossimo 15 novembre scadrà il termine per la presentazione delle osservazioni al PGT adottato, che poi dovrà essere definitivamente approvato dal Consiglio comunale entro il 14 febbraio 2011 e che diverrà efficace una volta pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia.



Si tratta di un evento di grandissima importanza, dato che il PGT contribuirà in modo determinante a segnare il destino urbanistico di Milano almeno per i prossimi 20 anni.
Qualora non venisse approvato entro il termine sopra indicato, il PGT perderebbe a quel punto efficacia e resterebbe in vigore l’attuale Piano Regolatore generale che, nella sua impostazione originaria, risale al 1976.



Da più parti si sta cercando di accreditare la tesi per cui il PGT di Milano si risolverebbe in una sorta di via libera a una “colata di cemento” sulla città. Fortunatamente la realtà è ben diversa.

Si tratta di un Piano innovativo e coraggioso, caratterizzato da un elevato grado di flessibilità (che tuttavia non prescinde dal rispetto di alcune chiare regole fondamentali), dall’effettiva attenzione agli aspetti ambientali e dalla volontà di valorizzare quanto più possibile quei soggetti che svolgono attività di interesse per la collettività, in un’ottica di reale applicazione del principio di sussidiarietà.



Il PGT si scontra con un dato di partenza che ben si può definire drammatico: nel 2009 a Milano il consumo di suolo era pari al 73 per cento del territorio comunale.
Di conseguenza il PGT si pone l’obiettivo non solo di non utilizzare nuovo suolo, ma di ridurre nel tempo il consumo dello stesso.

Naturalmente non è possibile sintetizzare in poche righe le centinaia di pagine di cui si compongono i tre documenti (Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole) che formano il PGT di Milano adottato.
Cionondimeno si possono enucleare alcuni aspetti del Piano che risultano di particolare interesse e che si pongono in netto contrasto con una concezione di pianificazione rigida, che in questi anni ha mostrato tutti i suoi limiti anche nella città di Milano.

Particolarmente significative in tal senso risultano alcune previsioni del Piano dei Servizi.
Secondo un’impostazione pianificatoria tradizionale, nel Piano Regolatore andavano puntualmente individuati i servizi di cui una determinata zona aveva necessità, nonché le aree su cui i servizi stessi avrebbero dovuto essere realizzati.

Così facendo, accadeva sovente che servizi considerati necessari “sulla carta” non risultavano tali alla prova dei fatti. Con la conseguenza che i vincoli di inedificabilità delle aree sulle quali era prevista la localizzazione di tali servizi venivano reiterati anche per molti anni, e i proprietari delle aree in questione erano di fatto privati di qualunque possibilità di sfruttamento delle aree stesse.

Su questo punto il Piano dei Servizi di Milano compie una scelta del tutto innovativa.
Esso infatti si limita a localizzare le aree relative ai servizi esistenti, quelle che saranno destinate a infrastrutture (sistema del trasporto collettivo e rete viaria) e le aree a verde (nel sistema interno della città e nel Parco Sud).

Il PGT prevede un totale di 7.300 ettari (73 milioni di mq) di nuove aree a destinate a verde e infrastrutture, il che corrisponde a un’area pari a 14.600 campi da calcio.
Di questi, 7.100 ettari vengono previsti quali spazi aperti di uso pubblico, compreso il verde, mentre i restanti 200 vengono destinati alle nuove infrastrutture di trasporto pubblico e privato.
Per i servizi diversi da verde e infrastrutture, il PGT abbandona la logica della pianificazione a partire dai vincoli.

Non si va a stabilire dove dovrà essere localizzato un determinato servizio.
Il Piano dei Servizi prevede che si giunga a tale individuazione sulla base della verifica, soggetta a continui aggiornamenti, della domanda e dell’offerta di servizi in ciascuna zona del territorio comunale.

È importante notare che il Piano prevede che i servizi possano essere erogati anche da parte di soggetti privati previo accreditamento con la pubblica amministrazione e che per la realizzazione dei servizi stessi non operano i limiti volumetrici valevoli per la generalità degli interventi edilizi.

Ciò implica che laddove un’iniziativa privata, ad esempio un asilo nido, venisse riconosciuta come servizio pubblico (e conseguentemente fosse accreditata), le strutture edilizie destinate ad ospitare tale servizio potrebbero essere realizzate senza limiti volumetrici, purchè vengano rispettate le indicazioni morfologiche dettate per la zona in cui si trova l’immobile e le altre disposizioni previste dalla legge o dal PGT.

In applicazione del principio della perequazione urbanistica, il PGT di Milano prevede che, anche alle aree destinate ad ospitare verde e infrastrutture, venga riconosciuto un indice di utilizzazione territoriale pari a 0,5 mq/mq.
Naturalmente in questo caso il diritto edificatorio non potrà essere realizzato direttamente sull’area destinata a verde o alla realizzazione di infrastrutture, ma potrà essere ceduto a terzi ovvero essere utilizzato dal proprietario su un’altra area (che sia edificabile e di cui abbia la disponibilità), nel momento l’area destinata a servizi venga ceduta gratuitamente al Comune. 

Il meccanismo della perequazione urbanistica per cui viene attribuito un indice edificatorio unico a tutte le aree, siano esse fabbricabili o meno (indice che nel caso delle aree non fabbricabili potrà essere utilizzato altrove o ceduto) rappresenta un principio di giustizia sociale.

Infatti, a differenza dei Piani Regolatori tradizionali, che creavano evidenti disparità tra cittadini fortunati (i proprietari di aree destinate ad edificazione) e meno fortunati (i proprietari di aree per cui era prevista l’inedificabilità), mediante il meccanismo di perequazione viene attribuito a ciascuna area un indice volumetrico, e dunque un valore economico, ancorché la stessa sia destinata alla realizzazione di servizi pubblici ad opera del Comune.   

Già da questi primi spunti è evidente che le nuove regole comporteranno la necessità di un diverso approccio sia da parte degli operatori, sia della struttura comunale che dovrà farne applicazione (e di un buon periodo di rodaggio).
Al contempo è oltremodo evidente altresì che è ormai tempo di uscire dagli angusti orizzonti della pianificazione tradizionale e di sperimentare nuovi modelli, che rappresentino davvero un tentativo di risposta alle esigenze di una metropoli moderna.

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