Anche quest’anno “Artigiano in Fiera”, giunto alla sua quindicesima edizione, ha costituito una magnifica testimonianza di come, nonostante il grido d’allarme contenuto nel recente Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, il desiderio e la capacità di fare (e di fare bene!) siano ancora forti e radicati nella nostra società.
L’Artigiano in Fiera è oggi la più importante manifestazione al mondo dedicata ai prodotti artigianali. L’edizione appena conclusa ha fatto registrare una straordinaria affluenza di pubblico, con oltre tre milioni di visitatori stimati, e la presenza di 109 Paesi del mondo (32 dall’Europa) rappresentati da quasi tremila espositori in 150.000 metri quadri di mostra. Sono numeri impressionanti che rivelano come questa iniziativa abbia un valore economico fondamentale, particolarmente in un contesto di grave crisi come quello attuale in cui il confronto competitivo internazionale è sempre più serrato.
Ma questo evento non ha solo un grande valore economico. Ne ha anche uno culturale ed educativo, per molti versi ben più importante, che consiste nella promozione del valore di intraprendere, ovvero del desiderio di rendere concreti nel mondo della produzione la passione e il gusto di rischiare in modo responsabile, costruendo qualcosa che possa durare nel tempo e generare così valore per tutti.
La figura dell’artigiano è, a questo riguardo, assolutamente esemplare perché racchiude in sé il gusto del far bene e la voglia di mettersi in gioco per realizzare un sogno, e rappresenta dunque la concreta declinazione di quel desiderio che, per richiamare ancora il Rapporto del Censis, oggi rischia di diventare “esangue”.
Oltre a promuovere in modo mirabile il valore d’intrapresa, Artigiano in Fiera è anche un momento unico per evidenziare il ruolo essenziale delle imprese artigiane che costituiscono oggi una forza insostituibile dello sviluppo per la loro capacità di innovare nella tradizione, garantendo l’occupazione tramite un’incredibile capacità di adattamento ai contesti di trasformazione dell’economia mondiale.
Solo in Europa l’artigianato (secondo le stime dell’Istituto Tagliacarne) conta circa 5 milioni di imprese, vale a dire il 25% dell’universo imprenditoriale. L’Italia, con le sue quasi un milione e mezzo di imprese artigiane, ha un ruolo di assoluto rilievo nel settore. L’importanza dell’imprenditorialità artigiana nel nostro Paese è poi confermata dal dato che in Italia vi sono in media quasi 25 imprese artigiane per ogni 1.000 abitanti.
Non è inutile ricordare come sin dai secoli del tardo Medioevo, e fino a non molto tempo fa, l’artigianato ha rappresentato in Italia, ma anche in molti altri Paesi, la forma di organizzazione industriale più diffusa, caratterizzata dalla piccola produzione di articoli manufatti da destinare poi al mercato, svolta in una bottega da un lavoratore specializzato, da solo o con l’aiuto di pochi collaboratori. Nella persona dell’artigiano si combinavano quindi la figura del produttore, del mercante, dell’imprenditore.
Le tante straordinarie storie di artigiani che IlSussidiario.net ha raccontato in questi giorni (raccolte nello Speciale Artigiano in Fiera 2010) testimoniano di una imprenditorialità caratterizzata da una passione per il lavoro e da una capacità innovativa che non possono non destare grande ammirazione. Quello che colpisce, infatti, pur nella grande eterogeneità dei prodotti esposti, è l’altissima qualità di quanto viene presentato. Qualità che deriva dalla capacità dei nostri artigiani di coniugare in modo straordinario la tradizione (e dunque una cultura del lavoro incardinata in un territorio specifico) con l’innovazione (ottenuta tramite l’utilizzo di nuovi materiali o di nuova tecnologia, o raggiunta attraverso la capacità di declinare concretamente nuove mode e tendenze).
Ci ricordava giustamente qualche giorno fa Giorgio Vittadini (clicca qui per leggere l’articolo) quanto forte sia oggi la necessità di “realtà sociali che sostengono il desiderio, non rimanendo nell’astratto, ma sperimentandolo in azione e, in questo modo, modellando la società, come è avvenuto in molti momenti della nostra storia moderna”. In questo senso la storia di questi quindici anni di Artigiano in Fiera è davvero un’esperienza di grande successo di cui essere orgogliosi. A ben vedere, infatti, il contributo che ciascuno di noi può dare al bene comune, inteso come il “bene legato al vivere sociale delle persone” (Caritas in Veritate n. 7), si rivela anche attraverso la valorizzazione che sappiamo dare delle opere della società.
Ogni tentativo di dare forza e coesione ad una collettività, rafforzando i vincoli che rendono le persone una comunità, passa inevitabilmente attraverso la promozione e la condivisione di alcuni valori fondamentali. In questa prospettiva, allora, lo spirito d’intrapresa dell’artigiano è quanto di meglio si possa immaginare perché è una concreta applicazione di quella solidarietà dinamica che, attraverso la produzione del bello, si esplica nello sviluppo economico, con imprenditori e lavoratori che cooperano per il bene comune, nello sviluppo intergenerazionale, che promuove la famiglia, e nello sviluppo sociale, che rafforza la coesione interpersonale.
Per tutti questi motivi il lavoro creativo e innovativo di stampo artigianale ci appare oggi una delle risposte più serie, concrete e convincenti alla crisi che stiamo vivendo. Siamo certi che, se ciascuno di noi riuscisse a svolgere la sua attività lavorativa (qualunque essa sia) traendo ispirazione dai valori e dai comportamenti del mondo degli artigiani, la ripresa che oggi stenta ad arrivare potrebbe essere davvero assai più rapida.